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Sacra Sindone, “almeno metà delle macchie di sangue è falsa”

Gli autori di una nuova ricerca condotta sulla Sacra Sindone esposta a Torino mettono in dubbio l'autenticità della reliquia

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 17 Lug. 2018 alle 11:57

La Sacra Sindone è stata sottoposta a una nuova indagine con tecniche di analisi forense, i cui risultati mettono in dubbio l’autenticità della reliquia.

Solo alcune macchie di sangue sarebbero compatibili con la posizione di un uomo crocifisso; il resto – almeno la metà – sarebbero false.

La ricerca è stata condotta da Matteo Borrini dell’Università di Liverpool e da Luigi Garlaschelli del Cicap, che promuove l’indagine scientifica per studiare i cosiddetti fenomeni paranormali, e i risultati sono stati pubblicati sul Journal of Forensic Sciences.

Gli autori sostengono di non aver analizzato la sostanza che ha formato le macchie ma hanno verificato come potrebbero essersi formate sulla sindone.

“Abbiamo simulato la crocefissione con croci di forma diversa, di diversi tipi di legno e con posizioni differenti del corpo, tutti i risultati fanno concludere che la sindone sia un prodotto artistico  in linea con le analisi già esistenti, come la datazione al radiocarbonio.”, ha raccontato Borrini.

Molte macchie non troverebbero giustificazione in nessuna posizione del corpo, né sulla croce né nel sepolcro.

L’analisi di Borrini e Garlaschelli non ha lesinato l’uso di tecniche tipiche delle scene del crimine con sangue vero e sintetico.

“L’unica ipotesi compatibile – spiega ancora Borrini – vedeva le braccia molto estese verso l’alto, in una posizione superiore a 45 gradi. Una posizione plausibile, anche pensando alla ‘Crocefissione’ del Mantegna”.

Per riprodurre il sanguinamento delle mani gli esperti hanno attaccato una sacca di sangue con una cannula. In tal modo i rivoletti di sangue sul polso avrebbero dimostrato “un orientamento diverso rispetto a quello degli avambracci e su una croce non è possibile”.

Garlaschelli ha partecipato in prima persona all’esperimento, per il quale è stato usato sia sangue vero che sangue finto. L’analisi ha evidenziato macchie poco coerenti tra di loro e non tutte riferibili alla posizione del corpo di un uomo crocifisso.

La storia della Sindone

La Sacra Sindone è uno dei grandi misteri della religione cristiana.

È un lenzuolo funerario di lino su cui si può scorgere l’immagine di un uomo, torturato e crocefisso. I tratti e i segni di questa figura sono compatibili con quelli descritti nella Passione di Gesù, di conseguenza i fedeli e anche alcuni esperti sostengono che quel lenzuolo sia stato usato per avvolgere il corpo di Cristo nel sepolcro.

Secondo la storia tramandata fino ai nostri giorni, la Sindone fu ritrovata nel 1353 dal cavaliere Goffredo di Charny. Il lenzuolo di lino fu rinvenuto in Francia e approdò a Torino nel 1578, quando la città divenne capitale del Ducato di Savoia.

Da allora il sudario di Cristo non ha mai lasciato il Piemonte, salvo nel 1706 durante l’assedio francese della città e nel 1939 durante la Seconda guerra mondiale. Dal 1939 al 1946, infatti, il lenzuolo è stato custodito nel Santuario di Montevergine (in provincia di Avellino) per preservarlo dalle devastazioni della guerra.

Gli scienziati hanno sottoposto la Sindone a diversi esami piuttosto controversi, tra cui quello del carbonio 14 nel 1988. Secondo questo test, la Sindone risalirebbe a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390 e non avrebbe affatto avvolto il corpo di Cristo.

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