Se mentre cammini da solo al buio ti giri perché ti sembra che ci sia qualcuno nelle vicinanze, probabilmente non sei impazzito. Se noti che c’è qualcuno a bordo di un autobus che ti sta guardando, anche se non lo hai visto, c’è una ragione.
Ma come fai a sapere di essere osservato? Questa sensazione, che può capitare a tutti, sembra un’intuizione separata dagli altri sensi. In realtà, come evidenziano alcuni studi scientifici, i nostri sensi, in particolare la vista, possono lavorare in maniera inaspettata.
Per spiegarlo bisogna partire dal modo in cui le informazioni viaggiano dagli occhi al cervello. Tutti sanno che quando vediamo qualcosa con i nostri occhi i segnali sono trasmessi al nostro cervello e così acquisiamo la consapevolezza di ciò che abbiamo visto. Ma come spiega lo psicologo e ricercatore Tom Stafford sulla Bbc, la realtà è più complessa di quello che sembra.
“Una volta che l’informazione lascia i nostri occhi viaggia in almeno dieci aree diverse del nostro cervello, ognuna delle quali è specializzata in una funzione”, scrive Stafford. “Molti hanno sentito parlare della corteccia visiva, una grande regione sul retro del cervello che è oggetto di maggior attenzione dei neuroscienziati”.
“La corteccia visiva supporta la nostra visione cosciente, elaborando colori e dettagli per aiutare a produrre la ricca impressione del mondo che ci piace”, chiarisce lo scienziato. “Ma altre parti del nostro cervello intanto stanno elaborando anche vari elementi di informazione, e questi possono funzionare anche quando non percepiamo o non possiamo percepire qualcosa”.
In altre parole, anche se la corteccia visiva ha un ruolo primario nella nostra visione cosciente, le ricerche mostrano che esistono alcune funzioni separate ugualmente utili per la sopravvivenza.
Nel 1974 un ricercatore di nome Larry Weiskrantz ha coniato l’espressione blindsight (visione cieca), per riferirsi ai pazienti che potevano ancora rispondere a stimoli visivi nonostante avessero perso la funzionalità della corteccia visiva. Nonostante questi dicessero di non riuscire a vedere nulla, avevano la capacità di rilevare la luce e fornire informazioni sulla posizione degli oggetti grazie all’attività di altre aree cerebrali.
Uno studio più recente di Alan J. Pegna all’ospedale universitario di Ginevra, in Svizzera, ha evidenziato addirittura che grazie alla visione cieca i pazienti possono riconoscere di essere osservati, anche se non riescono a vedere consapevolmente il viso di chi li guarda né a decifrare la sua espressione. Grazie a una risonanza magnetica funzionale si è notato che nei pazienti si assiste in questi casi all’attivazione dell’amigdala, una parte del cervello che processa le informazioni e le espressioni facciali.
Questi risultati mostrano che il nostro cervello può essere sensibile a qualcosa che non è rilevato dalla nostra coscienza. In particolare, l’ultimo studio mostra che possiamo notare che le persone ci stanno guardando all’interno nel nostro campo visivo – anche solo con la coda dell’occhio – nonostante non ce ne siamo accorti coscientemente. Questo è alla base della comune sensazione del sentirsi osservati.
Un ulteriore studio pubblicato nel 2013 dal professor Colin Clifford, psicologo della University of Sydney, indaga sulle ragioni per cui si attiva la funzione del cervello che ci fa sentire osservati. Secondo il ricercatore, si tratta di un meccanismo evolutivo che ci permette di stare in guardia e prepararci per potenziali minacce.
Mentre ci mettiamo in guardia seguendo la posizione delle teste della gente e la direzione del loro sguardo, alcune condizioni come l’oscurità possono renderlo impossibile. “Lo sguardo diretto di qualcuno può segnalare il dominio o la minaccia”, spiega Clifford. “Così semplicemente supporre che un’altra persona stia guardando, può essere la strategia più sicura”.
In definitiva, quando ci troviamo a camminare su una strada buia e sentiamo di essere osservati (e poi effettivamente lo siamo), a farcelo notare può essere il nostro sistema visivo non conscio che controlla l’ambiente intorno a noi, anche se non ne siamo consapevoli. E anche se non c’è nulla di soprannaturale, questo ci informa sul modo misterioso in cui funziona il nostro cervello.