Luigi Luca Cavalli Sforza è morto nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre a Belluno.
Lo scienziato, che aveva studiato la storia delle popolazioni umane attraverso la genetica, è scomparso all’età di 96 anni.
Con i suoi studi di genetica, Cavalli Sforza era arrivato a decostruire l’idea dell’esistenza di diverse razze umane.
Era nato a Genova il 25 gennaio 1922. Anche se il padre sognava di vederlo diventare astronomo, si iscrisse a Torino alla facoltà di medicina, dove seguì le lezioni di Giuseppe Levi (che fu maestro anche dei tre premi Nobel Salvador Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini, tre premi Nobel).
Quando al professore fu tolta la cattedra per via delle leggi razziali del fascismo, Cavalli Sforza si trasferì all’Università di Pavia.
Lì si iniziò ad appassionare alla genetica, e fu allievo di Adriano Buzzati Traverso, padre della genetica italiana e fratello dello scrittore Dino.
Cavalli Sforza sposò poi Alba Ramazzotti, che era nipote dei fratelli Buzzati e ne aveva ereditato la casa di Belluno dove lo scienziato ha vissuto negli ultimi anni.
Lo scienziato studiò in diverse università straniere come il Buch di Berlino (oggi Max Planck Institute) e l’Università di Cambridge, ma anche in Italia, dove perfezionò i suoi studi all’Università di Milano all’Istituto di Anatomia di Torino.
Studiò al microscopio moscerini e batteri, ma anche gli uccelli, prima di approdare alla genetica umana.
In particolare, confrontò la diffusione dei geni e l’evoluzione culturale umana costruendo il primo albero genealogico dell’umanità. Questo era basato non solo su dati biologici ma anche su studi archeologici e linguistici.
Pubblicò vari saggi scientifici sul tema, tra cui uno dei più importanti è Geni, popoli e lingue. Insieme al figlio ha scritto Chi siamo. La storia della diversità umana.
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