Cambridge Analytica, la società britannica al centro dello scandalo per la violazione di dati di milioni di utenti di Facebook, chiude per bancarotta. Lo notizia, diffusa dal quotidiano statunitense Wall Street Journal, è stata poi confermata dal gruppo con un comunicato.
L’azienda ha deciso di sospendere in modo definitivo le sue attività a causa della perdita di clienti e delle ingenti spese legali conseguenti allo scandalo.
“Negli ultimi mesi, Cambridge Analytica è stata oggetto di numerose accuse infondate”, si legge nella nota diffusa dalla società.
“L’assedio mediatico ha allontanato praticamente tutti i clienti e i fornitori dell’azienda. Di conseguenza è stato deciso che non è più possibile continuare a gestire l’attività”.
La società ha dato inizio alle procedure di insolvenza negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Negli uffici di New York tutto lo staff ha già lasciato i locali.
Cambridge Analytica è accusata di aver violato i dati sensibili di oltre 87 milioni di profili Facebook, di cui 214.134 in Italia.
I dati sono stati raccolti attraverso un’app sviluppata da un ricercatore dell’Università di Cambridge, Alexander Kogan.
L’azienda ha avuto tra i suoi top manager Steve Bannon, ex consigliere del presidente americano Donald Trump
La società di analisi, che ha collaborato nelle campagne elettorali di Donald Trump e in quella pro-Brexit, è accusata di aver utilizzato i dati dei profili Facebook per creare un potente software al fine di prevedere e influenzare le scelte elettorali attraverso annunci politici personalizzati.
A marzo la società aveva sospeso il suo amministratore delegato, Alexander Nix, e aveva annunciato l’avvio di un’indagine interna per determinare se la compagnia avesse o meno commesso illeciti nel suo lavoro per le campagne elettorali (compresa quella di un partito politico italiano mai identificato).
Nigel Oakes, fondatore di Scl Group, l’affiliata britannica di Cambridge Analytica, ha confermato che entrambe le compagnie stanno chiudendo.
La sospensione di Nix era scattata dopo che un giornalista di Channel 4, fingendosi un potenziale cliente, aveva registrato una conversazione con il manager nella quale quest’ultimo suggeriva tattiche elettorali quali corrompere gli avversari, anche attraverso prostitute, per poi ricattarli.