Vi è mai capitato che una canzone vi facesse venire la pelle d’oca? È una sensazione che viene spesso definita “orgasmo della pelle”. È possibile anche avvertire un groppo in gola, un ritmo cardiaco accelerato o la pelle leggermente umida.
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“Generalmente i brividi sono una risposta fisiologica al freddo”, afferma Matthew Sachs, ricercatore universitario cha sta analizzando gli effetti della musica sul cervello presso la University of Southern California.
Sachs si è dedicato all’analisi delle risposte fisiologiche alla musica sin da quando studiava ad Harvard. Nel 2016, lui e il suo team hanno pubblicato i risultati della loro ricerca, condotta su venti studenti, dieci dei quali riferivano di avere i brividi quando ascoltavano la loro canzone preferita e dieci che affermavano il contrario.
I ricercatori hanno effettuato una scansione cerebrale su entrambi i gruppi. Ne è emerso che il “gruppo dalla pelle d’oca” aveva un numero significativamente più alto di connessioni neurali tra corteccia uditiva, centri di elaborazione delle emozioni e corteccia pre-frontale, la zona coinvolta in attività di ordine cognitivo superiore.
In altre parole, chi rabbrividisce quando ascolta la propria canzone preferita ha un numero più alto di connessioni neurali tra corteccia uditiva e centri di elaborazione delle emozioni, e quindi esperisce emozioni più forti, oltre ad essere in grado di elaborare comportamenti cognitivi più complessi.
Tuttavia, è necessario sottolineare che si tratta di un campione di soggetti esiguo e che la reazione fisiologica può anche derivare dall’attivazione di ricordi legati ad una specifica canzone. Sachs è consapevole della complessità del fenomeno e attualmente sta svolgendo un follow-up, in cui viene analizzato lo schema di attivazione neurale nei soggetti mentre ascoltano musica fatta per provocare emozioni forti, al fine di comprendere meglio le cause dell’attivazione delle connessioni nel cervello.
Sachs ritiene che la musica abbia un grande potenziale terapeutico. Attualmente la musico-terapia è impiegata per indurre rilassatezza e regolare gli stati emotivi dei pazienti. Per tali ragioni potrebbe essere inserita nel trattamento del disturbo depressivo. “La depressione causa l’incapacità di provare piacere per le cose di tutti i giorni”, dice il ricercatore a Quartz, e aggiunge che si potrebbe utilizzare la musica per esplorare le sensazioni dei pazienti in un contesto terapeutico.
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