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Quali sono le 100 università più innovative al mondo

Delle prime 10 soltanto due non si trovano negli Stati Uniti: l'università di Lovanio in Belgio e l'Istituto di scienza e tecnologia di Seul in Corea del Sud. Nessun ateneo italiano è presente in questa lista

Di Andrea Lanzetta
Pubblicato il 27 Set. 2017 alle 17:30 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 10:48

Se la Cina e i paesi dell’oriente sono in forte ascesa dal punto di vista economico, sul piano dell’innovazione accademica la leadership è ancora saldamente in mano all’occidente.

Questa è la conclusione della classifica annuale di Reuters delle 100 università più innovative al mondo, un elenco che identifica le istituzioni universitarie che più investono sulla scienza al fine di inventare nuove tecnologie e potenziare nuovi mercati e industrie.

A fare la parte del leone è ovviamente Washington. Sui primi 10 atenei presenti in questa lista, otto si trovano negli Stati Uniti.

Le uniche due università non statunitensi che si trovano in questa classifica sono l’università di Lovanio in Belgio e l’Istituto di scienza e tecnologia di Seul in Corea del Sud. Nessun ateneo italiano è presente in questa lista.

I criteri per comporre questa classifica sono basati sulla produzione scientifica delle università in questione e sulla citazione di queste ricerche nel mondo accademico, e nell’industria privata. Questa lista è stata creata in collaborazione con Clarivate Analytics, una società di analisi fondata nel 2017.

La classifica delle prime 10

Nel complesso, dei primi 100 atenei del mondo più innovativi, 51 hanno sede in Nord America, 26 in Europa, 20 in Asia e tre in Medio Oriente.

L’università più innovativa del pianeta, per il terzo anno consecutivo, è la Stanford University, situata nel cuore della Silicon Valley, in California.

Da qui sono giunte nel mondo alcune delle più grandi scoperte della storia recente. È stato un professore di Stanford a progettare alcune delle funzioni base della rete Internet e diversi suoi studenti  hanno fondato alcune delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, tra cui Google, Intel, Hewlett-Packard e Netflix.

La seconda università di questa classifica è il Massachusetts Institute of Technology, di Boston, in Massachusetts. La terza presente in questa particolare lista è Harvard, situata a Cambridge, sempre nell’area metropolitana della città di Boston.

Il podio di questa lista non cambia ormai da tre anni a questa parte, mentre la quarta università presente in lista, la Penn State University, situata in Pennsylvania, negli Stati Uniti, ha guadagnato ben quattro posizioni, passando dall’ottavo al quarto posto.

Al quinto posto si trova l’Università di Lovanio, in Belgio, mentre la prima università asiatica di questa classifica è l’Istituto di scienza e tecnologia di Seul, in Corea del Sud. Gli altri istituti universitari presenti nelle prime dieci posizioni della classifica sono: l’università di Washington, l’università del Michigan, il sistema universitario del Texas (che raccoglie ben 11 atenei diversi) e la Vanderbilt University, che si trova in Tennessee.

In questa lista sorprende la cattiva performance delle istituzioni asiatiche. Uno dei motivi di questo fenomeno riguarda le università giapponesi, tradizionalmente le più innovative in Asia.

Questi atenei dipendono fortemente dai finanziamenti pubblici per la ricerca. Il paese però vive da oltre 20 anni una forte recessione economica che ha depresso gli investimenti innovativi.

Secondo i dati di Web of Science, una società di proprietà di Clarivate Analytics, che tiene traccia degli articoli pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche, i ricercatori giapponesi hanno prodotto l’8,4 per cento di tutti i lavori pubblicati nel 2005, ma solo il 5,2 per cento nel 2015.

Le aree chiave di ricerca come l’informatica hanno mostrato una diminuzione ancora maggiore , con un numero di articoli pubblicati in calo di oltre il 37 per cento.

Di conseguenza, la classifica mostra la perdita di diverse posizioni per le principali università giapponesi, tra cui l’ Università di Tokyo, quella di Osaka e quella di Keio.

Qui è possibile vedere l’intera lista pubblicata dall’agenzia di stampa Reuters.

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