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    Il virus Marburg spaventa l’Europa: che cos’è, quali sono i sintomi e come si trasmette

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 4 Ott. 2024 alle 15:36 Aggiornato il 4 Ott. 2024 alle 15:54

    Virus Marburg, che cos’è, quali sono i sintomi e come si trasmette

    Dopo i due casi registrati in Germania, il virus Marburg spaventa l’Europa: ma di che cosa si tratta? E come si trasmette? E ancora: quali sono i sintomi?

    L’allarme è scattato quando, lo scorso mercoledì 2 ottobre, uno studente di medicina di 27 anni e la sua fidanzata hanno allertato le autorità quando lui ha iniziato a sviluppare i sintomi di un virus tropicale mentre era in treno con destinazione Amburgo.

    Il 27enne era rientrato in Germania dopo un viaggio in Ruanda, dove, al momento, sono stati segnalati 26 casi e 8 morti. Il 70% dei casi registrati sono operatori sanitari di due ospedale di Kigali dove ha lavorato anche il giovane tedesco.

    Che cos’è il virus Marburg

    Il virus Marburg appartiene alla famiglia del virus Ebola. Precedentemente nota come febbre emorragica di Marburg, il virus, così come si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, è stato “descritto la prima volta nel 1967 a seguito di due epidemie di febbre emorragica avvenute contemporaneamente in alcuni laboratori a Francoforte e a Marburg, e a Belgrado in Serbia”, che provocò 31 contagi e 7 morti. “Da allora – si legge ancora – nel corso degli anni si sono registrati sporadici focolai locali in diversi stati dell’Africa subsahariana o in viaggiatori al rientro da questi Paesi”.

    Quali sono i sintomi

    Il periodo di incubazione, ovvero il tempo che intercorre tra quando si viene a contatto con il virus e il momento in cui si sviluppano i primi sintomi, è di 5-10 giorni anche se in alcuni casi si sono osservati casi dai 2 ai 21 giorni.

    “L’esordio della malattia è improvviso con sintomi e segni non specifici come febbre alta (39-40 °C), grave cefalea, brividi, malessere e dolori muscolari. A distanza di tre giorni dall’esordio possono comparire crampi e dolori addominali, nausea, vomito e diarrea che può durare anche per una settimana”.

    L’iss spiega: “Dal quinto al settimo giorno possono apparire un rash maculopapulare e il quadro clinico può aggravarsi con la comparsa di manifestazioni della febbre emorragica quali petecchie, emorragie mucosali e gastrointestinali, e sanguinamento dai siti di prelievo venoso”.

    “Successivamente possono manifestarsi anche sintomi e segni neurologici (disorientamento, agitazione, convulsioni e stato comatoso). Entro una settimana dall’esordio della malattia possono comparire coagulazione intravascolare disseminata, linfocitopenia e trombocitopenia”.

    Il tasso di letalità è intorno al 50%, ma il trattamento precoce può “migliorare significativamente le possibilità di sopravvivenza”.

    Come si trasmette

    La trasmissione tra essere umani avviene tramite contatto diretto: ovvero attraverso il contatto diretto con sangue o altri fluidi corporei o “tramite contatto indiretto con superfici o oggetti contaminati come vestiti, lenzuola o attrezzature mediche”.

    “Il rischio di trasmissione è più elevato durante le ultime fasi della malattia, in presenza di vomito, diarrea o emorragie. Il rischio di trasmissione durante il periodo di incubazione è trascurabile”.

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