Vale più di un grammo d’oro, sembra un bastoncino ed è una combinazione di bruco e fungo. È lo yartsa gumbu, una specie di viagra tibetano. L’organismo, però, ricercatissimo, è sempre più difficile da trovare. A riferire la notizia è Italia Oggi.
La crisi del viagra tibetano
Lo yartsa gumbu è presente normalmente sugli altopiani dell’Himalaya, a 3.200 metri sul livello del mare, e solo tra maggio e giugno. Data la posizione e la rarità, il suo valore sul mercato è molto alto. Nel 2017, infatti, in Cina è stato venduto al triplo del prezzo dell’oro – secondo Le Figaro, circa 105mila euro al chilogrammo.
Tra il 1997 e il 2012 il costo è aumentato del 20 per cento all’anno.
Tre ricercatori della Stanford University, in California, hanno cercato di capire quali sono le cause che hanno portato alla crisi del verme-fungo. Secondo l’analisi pubblicata su Pnas – la rivista americana dell’Accademia nazionale delle scienze – il motivo è legato allo sfruttamento del prodotto in ambito medico.
Un’altra ragione è da rintracciare nelle condizioni climatiche avverse: vivendo nel permagelo, il fungo ha constantemete bisogno di terre congelate. Il riscaldamento globale, dunque, è un nemico.
Gli effetti del viagra tibetano
Energia e capacità di resistere meglio alla chemioterapia. Ma anche una cura per la disfunzione erettile e l’assenza di libido sia negli uomini che nelle donne. Questi dovrebbero essere gli effetti positivi provenienti dal consumo di yartsa gumbu. Che, secondo la tradizione, può essere ingerito sotto forma di zuppa.
Il viagra, però, è difficile da raccogliere vista la sua fragilità. Secondo i cinesi funziona solo se, dopo l’essiccazione, viene consumato interamente. Lo yartsa gumbu, comunque, è venduto dappertutto in Tibet: dall’aeroporto alle strade ai negozi.
Le sue caratteristiche sono note da secoli nella medicina cinese e tibetana.
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