Suicidio assistito, il “sì” storico del Comitato Bioetica
Il Comitato Nazionale di Bioetica ha pubblicato il primo parere sul suicidio medicalmente assistito, distinto dall’eutanasia. Nel documento il Comitato chiarisce che c’è differenza tra il suicidio assistito e l’eutanasia. Cosa che rende eticamente accettabile il primo, a differenza della seconda, considerata – soprattutto a causa dell’intransigenza dei cattolici che fanno parte della Commissione – eticamente non accettabile.
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Nonostante all’interno del Comitato i pareri siano difformi, il documento intende “svolgere una riflessione sull’aiuto al suicidio a seguito dell’ordinanza n. 207/2018 della Corte costituzionale”. Il riferimento è al caso di Marco Cappato e “alla sospetta illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale”. Nel testo i pareri diversi dei componenti, ma sei raccomandazioni comuni.
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Il caso più eclatante degli ultimi anni di suicidio assistito è quello di Dj Fabo. Il 27 febbraio 2017 è morto in una clinica svizzera, ricorrendo a questa pratica medica. Fabiano Antonioni era un ragazzo di 39 anni che nel 2014 rimase vittima di un grave incidente stradale. Da allora Fabiano ha vissuto in un situazione psicofisica che lo ha costretto a letto e perennemente assistito dai familiari. Era cieco e tetraplegico e nonostante svariati tentativi di cure e terapie la sua situazione non è migliorata. Questo lo ha spinto a recarsi in Svizzera e a ricorrere al suicidio assistito.
Marco Cappato era finito sotto processo a Milano per aver aiutato Dj Fabo a raggiungere la Svizzera. L’accusa era aggravata dall’aver “agevolato” la morte del 40enne, cieco e tetraplegico in seguito a un incidente stradale, rafforzando il suo “proposito di suicidio”.
Per la procura avrebbe semplicemente aiutato una persona ad esercitare il diritto di morire con dignità, ma per Cappato era arrivata l’imputazione coatta imposta dal gip.