“I disturbi specifici di apprendimento, o DSA, sono delle difficoltà di natura neurobiologica”. La dottoressa Miolì Chiung, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale con specializzazione nell’ambito dei minori e della famiglia, fa il punto con TPI su questi disturbi, come dislessia o discalculia. E ci tiene a specificare che non si tratta di malattie mentali, come a volte vengono erroneamente definite. Piuttosto, sono caratteristiche dell’individuo, esattamente come avere gli occhi azzurri.
Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come
“I DSA non sono come il raffreddore, l’influenza, o una malattia transitoria che può iniziare e passare. Si tratta di una caratteristica specifica della persona, che riguarda il nostro modo di apprendere”, sottolinea la dottoressa.
I disturbi specifici di apprendimento possono essere di quattro tipi: dislessia (difficoltà nella lettura), disortografia (difficoltà nell’ortografia), discalculia (problemi nel calcolo) e disgrafia (difficoltà nel procedimento grafomotorio della scrittura).
“Non possiamo parlare di ‘malattie mentali’ in riferimento ai disturbi specifici di apprendimento, perché le prime si contraddistinguono per uno stato psichico alterato, mentre i secondi sono una caratteristica neurobiologica, insita dentro di noi”, chiarisce la dottoressa Miolì Chiung.
Ma come fare a capire se il proprio bambino ha un disturbo specifico dell’apprendimento? La dottoressa ha elencato quali sono i primi campanelli d’allarme.
I primi segnali
• Gran parte dei bambini che hanno ravvisato un disturbo del linguaggio in età prescolare, difficoltà a pronunciare alcune lettere e a padroneggiare l’inventario fonetico completo, potrebbe avere una difficoltà dell’apprendimento.
• Dal momento che i DSA hanno una componente genetica, se uno dei genitori ha avuto questo tipo di difficoltà è importante sottoporre il bambino a visite specifiche.
• Inversione delle lettere durante la lettura.
• Scrittura delle lettere in modo speculare, ovvero come se fossero riflesse su uno specchio.
• Inversione delle cifre (ad esempio, si detta 12 e il bambino scrive 21).
• Anticipazione della conclusione della parola nella lettura (ad esempio, c’è scritto “casetta” ma il bambino legge “casa”).
Come vengono diagnosticati i disturbi specifici di apprendimento
Se un genitore ha colto dei segnali di un potenziale disturbo specifico di apprendimento, e vuole capirne di più, deve ovviamente rivolgersi a un professionista, che compie una valutazione e – se questa ha esito positivo – rilascia una certificazione.
I disturbi dell’apprendimento vengono diagnosticati in genere alla fine del secondo anno della scuola primaria, intorno ai 7-8 anni. Per la discalculia, invece, la diagnosi avviene quando il bambino ha 8-9 anni.
Bisogna però distinguere tra disturbi dell’apprendimento e difficoltà transitorie di apprendimento. Come si procede in questi casi?
“Come è intuibile, i bambini apprendono con tempistiche differenti”, chiarisce la dottoressa. “Non tutti quelli che hanno difficoltà di lettura o scrittura incorrono poi in un’effettiva diagnosi di disturbo dell’apprendimento”.
Se la famiglia o la scuola rilevano, ad esempio, una difficoltà nella lettura, il bambino fa un percorso di training per cercare di portare la sua capacità di lettura a un livello non clinico. Successivamente si effettuano i test, e se il training non è stato sufficiente a compensare la situazione si procede ad una diagnosi.
“Per farlo ci si basa su dati standardizzati”, spiega la dottoressa. “Ad esempio, un bambino di 10 anni con un determinato livello di scolarizzazione dovrebbe leggere un tot di sillabe al secondo. Al di sotto di questo range troviamo il disturbo e quindi la diagnosi. Il disturbo comunque viene diagnosticato quando il bambino risulta carente in più aree del test”.
Come si agisce in caso di diagnosi
La certificazione che riconosce il disturbo specifico di apprendimento serve a sviluppare un piano didattico personalizzato (PDP) all’interno del percorso scolastico dei ragazzi. Il piano stabilisce come gli insegnanti possono approntare, attraverso strumenti compensativi o dispensativi, l’aiuto a questi ragazzini. Alcuni esempi sono le mappe concettuali, le calcolatrici, l’autocorrezione per le verifiche scritte. Questo consente ai bambini di affrontare il percorso scolastico come i loro compagni di classe, ma in maniera proficua.
In Italia, la legge 170 del 2010 ha dato la possibilità a questi bambini di essere riconosciuti all’interno della scuola come soggetti che hanno bisogno di una didattica personalizzata. “Non è vero che le certificazioni sono aumentate”, chiarisce Miolì Chiung. “Sono cresciute le consulenze per capire se il proprio bambino presenta uno specifico disturbo”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it