HIV, scoperto un nuovo ceppo: è la prima volta in 20 anni
Un gruppo di ricerca dell’azienda farmaceutica Abbott ha individuato un nuovo ceppo di HIV a 20 anni dall’ultimo sottotipo. L’azienda l’ha annunciato due giorni fa, mercoledì 6 novembre, quando ha pubblicato la scoperta sul Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes (JAIDS). Il nuovo ceppo, che i ricercatori hanno chiamato HIV-1 gruppo M sottotipo L, è molto raro ed è stato rilevato grazie agli ultimi sviluppi nel campo del sequenziamento genetico.
Dagli inizi della crisi globale di AIDS, 75 milioni di persone sono state infettate dall’HIV e 37,9 milioni convivono con il virus. Tuttavia, grazie al lavoro della comunità medica globale, negli ultimi decenni l’obiettivo di estirpare l’HIV si è avvicinato sempre più. Ma gli scienziati devono rimanere all’erta per assicurarsi che i test e i trattamenti continuino a fare effetto.
“In un mondo sempre più interconnesso, non possiamo più pensare che i virus siano limitati a una regione geografica,” ha spiegato Carole McArthur, professoressa del dipartimento di scienze orali e cranio-facciali dell’Università del Missouri e una degli autori della ricerca. “Questa scoperta ci ricorda che per mettere un punto alla pandemia di HIV dobbiamo continuare a superare in astuzia questo virus che si evolve costantemente e usare le ultime tecnologie e risorse per monitorarne lo sviluppo”.
La ricerca di mercoledì segna la prima volta che un sottotipo del gruppo M del virus HIV è stato identificato dopo l’approvazione delle nuove linee guida di classificazione dell’HIV nel 2000.
L’amministratore delegato di Abbott Italia a TPI
A due giorni dalla scoperta, Luigi Ambrosini, amministratore delegato di Abbott Italia, ci ha raccontato in esclusiva l’impatto della scoperta sui futuri test diagnostici.
“Le infezioni da HIV-1 sono molto comuni nel mondo. Dei 4 gruppi HIV-1, il Gruppo M è il principale responsabile della pandemia globale di AIDS e comprende diversi sottotipi, oltre alle cosiddette ‘forme ricombinanti circolanti’ nelle quali diversi sottotipi si combinano per formare un nuovo ceppo. Attualmente sono note circa 100 di queste ultime,” ha esordito Ambrosini.
“I sottotipi del gruppo M sono identificati da una lettera dell’alfabeto. Il nuovo sottotipo L è stato caratterizzato grazie agli scienziati di Abbott: senza la ricerca appena pubblicata non sarebbe stato possibile infatti verificare l’effettiva divergenza di questo sottotipo rispetto agli altri già noti”.
“Il terzo caso, raccolto nel 2001, era difficile da sequenziare in quegli anni a causa della esigua quantità di virus presente nel campione e dei limiti della tecnologia esistente allora. Oggi, le tecnologie di sequenziamento di ultima generazione consentono ai ricercatori di ricostruire un intero genoma virale molto più rapidamente e a costi inferiori. La tecnologia di Abbott ha consentito di ottenere un genoma completo nonostante l’esigua quantità di virus”.
“Identificare nuovi virus come questo è come cercare un ago in un pagliaio. A causa dell’esigua quantità di virus nel campione, i ricercatori di Abbott hanno sviluppato e applicato una nuova tecnica, chiamata xGen, per ridurre la quantità di virus necessaria per ottenere un genoma completo”.
Ambrosini ha continuato: “Questa tecnica permette di mirare specificamente alla porzione di virus del campione, al fine di sequenziare interamente, e quindi completare, il genoma, riuscendo quindi a valutarne le eventuali differenze rispetto ad altri ceppi del virus”.
“Questa nuova scoperta è stata possibile grazie al continuo investimento di Abbott nella ricerca per restare un passo avanti rispetto all’HIV e agli agenti infettivi. I virus cambiano e si evolvono continuamente e rapidamente. Per questo motivo, Abbott ha creato 25 anni fa il Global Viral Surveillance Program per monitorare i virus dell’HIV e quelli delle epatiti e identificarne le mutazioni. Abbott è l’unica azienda di diagnostica con un programma di sorveglianza virale su larga scala”.
“Abbott sta mettendo a disposizione della comunità scientifica questo nuovo ceppo per valutarne l’impatto sui test diagnostici, trattamenti e potenziali vaccini. I test di laboratorio di Abbott sono in grado di rilevare anche questo nuovo ceppo di HIV,” ha concluso l’amministratore delegato Ambrosini.
In collaborazione con centri trasfusionali, ospedalieri e istituzioni accademiche di tutto il mondo, Abbott ha raccolto più di 78mila campioni di HIV ed epatiti in oltre 45 Paesi, identificato e caratterizzato più di 5mila ceppi, e pubblicato 125 studi per aiutare la comunità scientifica a sconfiggere il virus.
Lo studio pubblicato mercoledì, intitolato “Complete genome sequence of CG-0018a-01 establishes HIV-1 subtype L”, è disponibile online.