È stata scoperta per la prima volta una molecola in grado di combattere il raffreddore, un malanno contro cui al momento non esiste alcuna arma.
La rivista Nature Chemistry ha pubblicato i risultati dei test effettuati presso l’Imperial College di Londra, che mostrano che la molecola impedisce al virus di invadere le cellule.
Roberto Solari, uno dei biochimici che ha condotto i test, ha dichiarato all’Ansa: “È solo la prima tappa. Attualmente non esistono trattamenti contro il raffreddore e questa è la prima molecola capace di contrastarlo”.
“Dopo i test sulle cellule, la prossima tappa sarà la sperimentazione sui modelli animali. Solo dopo si potrà passare alle prime prove sugli uomini”, ha spiegato lo scienziato.
È stimato che un adulto si ammala di raffreddore in media due volte l’anno, mentre un bambino quattro, non solo durante l’inverno.
Sono centinaia le forme in cui il virus del raffreddore può manifestarsi, anche se nella maggior parte dei casi discende dalla famiglia dei rinovirus.
Dagli anni Cinquanta, la scienza sta cercando di trovare un rimedio a questa patologia, ma vista la varietà di forme in cui il raffreddore può presentarsi, anche i vaccini non hanno dato i risultati sperati.
L’approccio usato fino ad oggi punta a colpire il virus in maniera diretta con un farmaco specifico.
Ma vista la sua capacità di replicarsi rapidamente, il bacillo del raffreddore diventerebbe subito resistente, sviluppando delle difese per contrastare l’attacco delle medicine.
I ricercatori che hanno scoperto la nuova molecola erano in realtà alla ricerca di un rimedio contro la malaria.
Durante il loro lavoro hanno notato che alcune delle molecole che stavano analizzando al computer potevano offrire un approccio nuovo alla lotta contro il raffreddore.
Invece di attaccare direttamente il virus del raffreddore, hanno pensato infatti di rubare al virus gli strumenti che lo stesso utilizza per assemblare la sua discendenza.
Una delle peculiarità del microbo è l’incapacità di vivere in maniera autonoma.
Deve infatti colpire le cellule umane e sfruttare i suoi meccanismi per assemblare nuove copie di se stesso.
Per effettuare gli esperimenti, i ricercatori dell’Imperial College hanno utilizzato delle cellule umane dei bronchi, che sono state coltivate in provetta.
Da questi primi esperimenti condotti in laboratorio non sono stati notati effetti tossici.
La molecola individuata, indicata con la sigla Imp-1088, funziona contro altri virus, parenti di quello del raffreddore, come quello della poliomielite e dell’afta epizootica.
Solari ha aggiunto che “Per i giovani e per chi è in buona salute, il naso chiuso e gli starnuti non saranno gradevoli, ma non mettono a rischio la vita. Diverso è il caso dei pazienti che soffrono di asma, enfisema, bronchite o fibrosi cistica. Per loro anche un banale raffreddore potrebbe avere gravi conseguenze”.
Se e quando i test di efficacia e sicurezza saranno completati, l’obiettivo è quello di somministrare il farmaco attraverso uno spray da inalare.
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