Si sta parlando in queste ore di legionella, in seguito alla denuncia, a carico di 8 albergatori del Trentino, per la morte di tre turisti nella scorsa estate . Il batterio è responsabile della legionellosi, malattia infettiva che colpisce l’apparato respiratorio.
Cos’è la legionella
È un batterio di cui si conoscono più di 50 specie di cui la più pericolosa è la Legionella pneumophila.
La legionella è responsabile di una forma di polmonite nota come “morbo dei legionari”, che prende il nome da un’epidemia che si diffuse tra i partecipanti all’incontro della Legione Americana al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia. In quell’occasione la malattia fu contratta da 221 persone, e 34 morirono. La diffusione avvenne tramite il sistema di aria condizionata dell’albergo.
Le legionelle si trovano soprattutto nell’acqua, ne sono state trovate nei fiumi, nei laghi e negli impianti idrici cittadini ma sono presenti anche nei terreni.
L’estate è il periodo durante il quale è più semplice che il batterio prolifichi e si diffonda, viste le alte temperature: può proliferare all’interno degli impianti idrico-sanitari delle abitazioni, oppure nelle condutture e nei serbatori di accumulo dell’acqua.
Si trasmette inalando piccole gocce d’acqua contaminata e ne derivano due possibili conseguenze: la febbre di Pontiac che si manifesta entro 24-48 ore dal contagio e, appunto, la legionellosi che ha un periodo di incubazione di 5 o 6 giorni.
I sintomi della legionella
I sintomi sono tosse, cefalee, malesseri generali e una nutrita serie di complicazioni varie, tra le quali scompensi neurologici, fino a essere potenzialmente letale.
I metodi per ridurre il rischio di contagio sono semplici: pulire i filtri dei rubinetti, lasciare scorrere l’acqua, aprire le finestre quando si fa una doccia calda. I bacini di acqua stagnante vanno puliti periodicamente.
I numeri in Europa
Secondo gli ultimi dati riportati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), nel 2015 sono stati 7.034 i casi di legionellosi registrati nei 28 paesi Ue, più Islanda e Norvegia, e di questi, il 69 per cento si è registrato in soli quattro paesi: Francia, Germania, Italia e Spagna.
Nel 2015, il tasso di notifica nei paesi Ue, pari a 1,37 casi per 100 mila abitanti, è stato il più alto mai osservato.
L’81 per cento di tutti i casi riguarda persone ultra 50enni.
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