L’epidemia del nuovo coronavirus non può essere definita un “cigno nero”. Ad affermarlo è Nassim Nicholas Taleb, filosofo ed esperto di matematica finanziaria che nel 2007 sviluppò l’omonima teoria. Eppure, fin dall’inizio dell’emergenza pandemica, la metafora del cigno nero ha fatto il giro del mondo, quale espressione più gettonata per indicare l’impatto globale del virus. Il motivo è presto detto: l’eventualità di una pandemia era stata ampiamente ponderata, ma il cigno nero di Taleb è un evento assai raro e imprevedibile. “Un mondo a rischio” è il titolo del corposo documento – redatto nel settembre 2019 dal Global Preparedness Monitoring Board dell’OMS – che esaminava i possibili scenari sanitari ed economici in seguito alla diffusione di un agente patogeno a livello planetario. Pertanto, la probabilità che ciò accadesse era elevata, prevedibile, nonché stimata con modelli previsionali scientifici. Tuttavia, potremmo proseguire ad utilizzare la metafora del cigno nero, anche se impropriamente, per indicare le sconvolgenti conseguenze che l’emergenza ha innescato nelle vite e nelle abitudini di tutti noi.
Salvaguardare la salute e rispettare l’ambiente
Fin dalle prime settimane di confinamento, la nostra finestra virtuale sul mondo esterno è stata inondata da sorprendenti panorami ambientali quasi incontaminati, fotografie satellitari che mostravano il crollo dell’inquinamento atmosferico, video di animali selvatici a passeggio nelle città deserte. Ed acque improvvisamente limpide: la natura si riprende i suoi spazi. Il pianeta respira. Questi ed altri leitmotif hanno accompagnato le gallerie d’immagini che si sono moltiplicate per circa due mesi, mentre miliardi di persone non potevano più varcare – se non per motivi di necessità – la soglia della propria casa. Se gli psicologi non hanno ancora analizzato gli effetti che la vista di un risveglio della natura in assenza del genere umano possa aver avuto sulla psiche, non c’è da stupirsi se i primi indizi giungono dalle ricerche di mercato.
Non a caso, le vendite di prodotti biologici sono incrementate a doppia cifra. Una maggiore sensibilità nei confronti dell’equilibrio ambientale ha spinto in alto la domanda dell’ortofrutta biologica, con un +24,8% rispetto a marzo del 2019. Anche per quanto riguarda i piccoli negozi del settore, il dato è in crescita: “La rete di vendita dei negozi biologici è costituita da circa 1400 negozi, perlopiù indipendenti, ed è pertanto difficile disporre del dato complessivo. Ma, da rilevazioni su un campione di circa cinquecento punti vendita, l’incremento degli acquisti è stato del 28,8%”, ha dichiarato il presidente di AssoBio, Roberto Zanoni. Inoltre, più dell’80% degli italiani ha optato per il made in Italy, sostenendo l’economia locale ed il lavoro e privilegiando gli acquisti direttamente dagli agricoltori – anche per una certa attenzione alla freschezza di frutta e verdura.
Assieme a un’esigenza di rispettare in maggior misura il pianeta, si abbina anche la necessità di una sana alimentazione. Secondo i docenti cinesi dell’Università medica di Shenyang, Lei Zhang e Yunhui Liu – che sono stati testimoni di uno dei primi focolai del SARS-CoV-2 – , in base alle ricerche effettuate su precedenti infezioni virali, sarebbe necessario tenere nella dovuta considerazione lo stato nutrizionale dell’organismo umano ed il suo ruolo nella difesa dal nuovo coronavirus. Carenze nutrizionali e malnutrizione possono infatti compromettere le nostre difese dagli agenti patogeni, ma seguendo una corretta dieta mediterranea si può soddisfare appieno il fabbisogno di tutti i nutrienti – comprese le vitamine A, B2, B3, B6, C, D, E, il selenio, lo zinco, il ferro e gli omega-3 – indicati dagli scienziati cinesi come determinanti nella difesa dell’organismo contro il SARSCoV-2.
Più rimedi naturali, non soltanto per la prevenzione del contagio, ma anche per combattere lo stress e l’insonnia: tisane erboristiche alla lavanda, sandalo, tiglio e bergamotto – nonché l’immancabile camomilla, di cui si è registrata un’espansione sulle vendite del 76,3% – olii per l’aromaterapia e diffusori ambientali a base di piante officinali. Si aggiungono anche gli integratori alimentari vitaminici, i disinfettanti per le mani, gli stimolatori delle difese immunitarie a base di aloe, proponi, echinacea e vitamina C.
Più sicurezza e prevenzione: boom dei dispositivi di protezione individuale
Parallelamente alle richieste dei prodotti biologici e naturali, durante la prima fase del lockdown si è avuta una notevole crescita del comparto dei medicinali, nonché dei dispositivi di protezione individuale, quali guanti monouso, occhiali protettivi o visiere, mascherine chirurgiche e mascherine respiratorie filtranti Ffp2 e Ffp3. Per limitare la diffusione del coronavirus, in particolare modo nell’attuale e delicata fase di “convivenza col virus”, sarà ancora più importante continuare ad utilizzare tali dispositivi medicali. Ad essi, si sono aggiunti degli apparecchi tecnologici particolarmente richiesti durante il periodo del graduale allentamento delle restrizioni, con la ripresa delle attività lavorative consentite – e degli spostamenti per motivi di lavoro, nonché per recarsi in visita dai propri famigliari e congiunti. Il termometro digitale, già molto utilizzato in Oriente anche all’ingresso dei ristoranti e dei centri metropolitani, sta diventando lo strumento di misurazione della temperatura corporea sempre più comune in pubblico.
Aeroporti, stazioni metropolitane e ferroviarie, tanto quanto le industrie, le attività commerciali e gli uffici, devono e dovranno rispettare rigorose norme igienico-sanitarie mirate al contenimento dell’epidemia. L’obiettivo sarà anche quello di prevenire – o quantomeno, limitare – una probabile seconda ondata pandemica in Italia, soprattutto con la ripartenza (dal 4 maggio scorso) delle attività lavorative concentrate per il 63% nelle regioni del Nord. I termometri digitali – sui quali le nazioni e le industrie stanno investendo in varie parti del globo – permettono di evitare tempestivamente che persone con una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi entrino in contatto con molti individui, poiché il presupposto è che siano positivi al SARS-CoV-2. Ovviamente, si tratta di una misura precauzionale: in realtà, per essere certi che un paziente sia positivo, occorre sottoporlo ad un tampone.
Per finire, un dispositivo medicale quasi introvabile e richiestissimo presso le farmacie – e nei negozi online – è il saturimetro. Di piccole dimensioni e facile utilizzo, si trova ai primi posti degli oggetti più ricercati durante l’epidemia. In pochi istanti, tale strumento è in grado di misurare la quantità di ossigeno nel sangue, anticipando la rivelazione dell’insufficienza respiratoria acuta e consentendo l’intervento medico, prima che i sintomi possano aggravarsi.
(Testo di Flora Liliana Menicocci)
Leggi l'articolo originale su TPI.it