I vaccini anti-Covid non generano le varianti del nuovo Coronavirus, che “si creano spontaneamente”. Così la Federazione Nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) sfata la fake news che circola ormai da tempo sui social. Le varianti attualmente prevalenti, scrive la Fnomceo sul proprio portale “dottore, ma è vero che…?” dedicato al fact-checking, “si sono selezionate prima delle campagne di vaccinazione di massa”.
“Dal momento che di varianti si è cominciato a parlare quando è iniziata la campagna vaccinale“, precisa la Federazione, “si è diffusa nell’opinione pubblica l’idea che siano state le campagne vaccinali stesse a indurre il virus a trovare nuovi modi per sfuggire all’azione degli anticorpi prodotti dal sistema immunitario: non è così“.
In proposito, la Fnomceo ricorda come la cosiddetta variante alfa, che fino a qualche tempo fa era detta “inglese”, sia emersa nel sud-est dell’Inghilterra a settembre 2020, “ben prima che i vaccini anti SARS-CoV-2 venissero autorizzati e si cominciasse a vaccinare a tappeto la popolazione”.
“Lo stesso si può dire delle varianti Beta e Gamma, che si sono selezionate rispettivamente in Sud Africa e Brasile alla fine del 2020, quando il virus circolava in maniera estesa in una popolazione non vaccinata“, proseguono i ricercatori. “La variante Delta, infine, è stata identificata per la prima volta nell’ottobre del 2020 nello stato indiano del Maharashtra ed è poi dilagata nella primavera del 2021 in Nepal e India, in circostanze simili, su una popolazione vaccinata per non più del 3 per cento“. Secondo la Federazione italiana dei medici poi, anche il ceppo del nuovo Coronavirus responsabile della prima ondata in Italia, conosciuto in sigla come “D614G”, “era una variante più contagiosa rispetto al virus originale di Wuhan“.
Per fugare ogni dubbio, la Fnomceo spiega poi come si generano le varianti di un virus: “Ogni volta che un virus entra in una cellula e comincia a usare i suoi apparati per farle produrre un enorme numero di copie di sé è possibile che avvengano errori, detti mutazioni“. “Occasionalmente, per fortuna molto di rado rispetto all’enorme numero di replicazioni che avvengono in natura, una o più di queste modifiche possono dar luogo a una variante che si trova in qualche modo avvantaggiata rispetto alla versione originale: per esempio, come nel caso della variante Delta“.
Ma che ruolo hanno in tutto questo i vaccini? In proposito, i ricercatori citano un rapporto redatto da Michael Ryan, direttore esecutivo del Health Emergencies Programme dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), insieme a un nutrito gruppo di esperti della Food & Drug Administration degli Stati Uniti e di altre istituzioni sanitarie di tutto il mondo e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine.
“Una replicazione virale prolungata in presenza di una immunità parziale potrebbe aver contribuito allo sviluppo di varianti che possono almeno in parte sfuggire alla risposta immunitaria umana”, si legge nello studio, secondo cui “gli interventi con efficacia parziale possono quindi incoraggiare l’evoluzione virale” aggiungono gli esperti, non perché inducano le mutazioni, ma perché conferiscono ai virus che ne sono portatori un vantaggio rispetto alle altre varianti“.
Insomma, secondo la Fnomceo, “la pressione che potrebbe in teoria essere esercitata dall’immunità indotta dai vaccini” sulla mutazione virale “non è sostanzialmente differente da quella che potrebbe derivare da una popolazione che ha già incontrato il virus, come accaduto in Brasile“. Questo perché “maggiore è il numero di persone infette, maggiore è il numero di replicazioni virali e maggiore la probabilità che emergano nuove varianti“.
“La vaccinazione crea immunità senza far affrontare agli individui disagi, pericoli, conseguenze a lungo termine legate alla malattia, ma anche senza far replicare il virus come accade nel corso dell’infezione”, concludono i ricercatori, secondo cui “i vaccini non causano le varianti, ma da soli non possono ancora arginare un’ondata di infezione come quella in corso“.
“Almeno fino a quando un’alta percentuale della popolazione non sarà efficacemente protetta, per cui anche la circolazione del virus nel mondo scenderà a bassissimi livelli, occorre mantenere anche altre precauzioni. Altrimenti il rischio che emergano nuove varianti capaci di “bucare”, come si dice in gergo, la protezione data dai vaccini è un rischio concreto”.
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