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Covid e disturbi dell’udito: è tempo di ascoltare chi non può sentire

Credit: Ansa
Di Lorenzo Zacchetti
Pubblicato il 4 Mar. 2021 alle 11:00 Aggiornato il 5 Mar. 2021 alle 17:56

Mai come negli ultimi mesi tante persone si sono sentite sole. E mai come in questo periodo chi soffre di disturbi dell’udito ha capito quanto sia importante poter ascoltare gli altri, il mondo intorno a sé, coperto da una mascherina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme sulla ipoacusia (il disturbo dell’udito) in occasione del World Hearing Day che si è appena celebrato.

In tutto il mondo, oltre 430 milioni di persone soffrono di una perdita dell’udito invalidante, un numero che potrebbe crescere fino a quasi 700 milioni entro il 2050. Se non affrontata, la perdita dell’udito rappresenta una sfida significativa per tutte le fasce d’età, ostacolando lo sviluppo del linguaggio, la comunicazione, la cognizione e limitando l’accesso all’istruzione, occupazione e interazioni sociali.

La stragrande maggioranza delle persone con ipoacusia disabilitante vive in paesi a basso e medio reddito dove le politiche, le risorse umane, le infrastrutture e la consapevolezza necessarie per affrontare la perdita dell’udito sono comunemente carenti.

Un dato viene sottolineato con forza dall’OMS: le persone che soffrono di ipoacusia (o malattie dell’orecchio correlate) dovrebbero cercare assistenza da un operatore sanitario al più presto possibile perché molte cause che portano alla perdita dell’udito possono essere prevenute. L’OMS stima che il 60% della perdita dell’udito tra i bambini sia dovuta a cause prevenibili; e che oltre un miliardo di adolescenti e giovani adulti sono a rischio di perdita dell’udito evitabile e irreversibile a causa delle pratiche comuni di ascoltare musica ad alto volume e per un tempo prolungato.

“Il numero di persone che vivono con ipoacusia non affrontata e malattie dell’orecchio è inaccettabile” sostiene il rapporto “è necessaria un’azione tempestiva per prevenire e affrontare la perdita dell’udito nel corso della vita”.

“Hearing care for ALL! Screen. Rehabilitate. Communicate”

Nel nostro paese Udito Italia Onlus ha lanciato un “Manifesto per l’Udito”, un documento elaborato per stimolare la collaborazione tra istituzioni, medici, professionisti sanitari, formazioni sociali, imprese, famiglie e cittadini.

Il documento racchiude 5 obiettivi che corrispondono ai pilastri dell’azione strategica già proposta al Ministero della Salute, accogliendo le raccomandazioni contenute nel Piano Strategico Oms 2019-2021.

Si legge nel “Manifesto per l’Udito”: “La salute dell’udito non è una priorità di salute pubblica nell’agenda sanitaria nazionale; manca un percorso codificato e standardizzato di presa in carico della persona con sospetto o diagnosi di ipoacusia o sordità, che definisca azioni, ruoli e responsabilità dalla diagnosi alla riabilitazione; mancano programmi pubblici di sostegno alla lotta alla sordità“.

“I firmatari si impegnano a promuovere azioni concrete, capaci di produrre risultati misurabili sulla base dei seguenti obiettivi:

– aumento della consapevolezza da parte dei decisori politici e dell’opinione pubblica riguardo l’elevata incidenza dei problemi uditivi ed il loro impatto sociale ed economico sull’intera società affinché ipoacusia e sordità entrino a pieno titolo nell’agenda sanitaria nazionale;

– ampliamento dell’accesso alla tecnologia acustica attraverso l’erogazione di servizi forniti da professionisti sanitari qualificati e dispositivi appropriati in base alle esigenze dei cittadini con problemi di udito;

– potenziamento dei programmi di screening per identificare precocemente le patologie dell’orecchio e l’ipoacusia e la sordità, con attenzione a tutte le fasce d’età;

– incremento delle azioni di prevenzione sui danni all’udito provocati dal rumore con l’adozione di adeguati provvedimenti per rendere sicura l’esposizione al rumore;

– miglioramento della raccolta dei dati sulle patologie dell’orecchio e su ipoacusia e sordità per guidare i decisori attraverso evidenze scientifiche”.

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