Coprofagia umana | Cause e rischi | Intervista allo psicologo
Scandagliando le chiavi di ricerca su Google, sembra che la coprofagia interessi agli italiani solo quando si tratta di cani o di leggende metropolitane, come quella priva di fondamento sul cantante e web star Gianni Morandi.
In realtà, la coprofagia, che è una pratica psicopatologica che consiste nell’ingerire deliberatamente escrementi, propri o altrui, per gran parte di noi rimane un mistero. Quali sono le cause? Come si effettua una diangosi? Che differenza c’è tra coprofilia e coprofagia?
TPI ha approfondito l’argomento insieme al dottor Adriano Legacci, psicologo, psicoterapeuta e sessuologo che esercita a Padova.
Coprofilia e coprofagia rientrano entrambe nella categoria delle parafilie. Si parla di parafilie in riferimento a impulsi, fantasie o comportamenti sessuali, intensi e ricorrenti, che implicano la rinuncia alla meta genitale e la sostituzione del coito con pratiche di altro tipo in grado di provocare una forte e persistente eccitazione erotico-sessuale.
Più in particolare, per coprofilia si intende una pratica sessuale in cui l’eccitazione è strettamente connessa alla vista e al contatto con gli escrementi, propri e altrui.
Si tratta di una pratica sessuale, spesso connotata da aspetti sadomasochisti e con forti connotati di umiliazione, conosciuta come Scat. Altri termini adottati per definire questa pratica sono kaviar, pooping, shitting e defecatio.
Nella pratica clinica si riscontra un iniziale interesse per la persona che defeca, alla quale viene chiesto di poter assistere alla pratica escretoria. In uno stadio successivo l’interesse per il partner viene progressivamente meno fino ad essere integralmente sostituito da un interesse sessuale esclusivo per le feci. In tale stadio la relazione con l’altro diviene superflua: l’eccitazione sessuale rimane connessa unicamente con il prodotto dell’escrezione.
La coprofagia è una pratica psicopatologica che consiste nell’ingerire deliberatamente escrementi, propri o altrui. Viene riscontrata in bambini subnormali, in adulti psicotici affetti da schizofrenia, da tumori del lobo frontale e, in alcuni casi, in persone affette da Sindrome di Prader-Willi. Questa sindrome è un disturbo bipolare di carattere genetico, che include tra le possibili manifestazioni anche la coprofagia, anche se questa non ricorre nella totalità dei casi.
La coprofilia rientra nell’ambito della psicopatologia sessuale quando la pratica dell’ingestione delle feci risulta strettamente connessa ad un piacere erotico.
La coprofilia è riscontrabile in severi quadri nevrotici. In questo caso la causa è identificabile in un mancato compimento dell’evoluzione libidico – emotiva. La sessualità rimane fissata a stadi primitivi di sviluppo (orale ed anale) e non attinge la meta genitale.
La coprofagia è riscontrabile in più gravi stati psicotici, o di demenza, che prevedono una forte compromissione delle facoltà mentali. Tra i pazienti coprofagi e affetti da demenza vien talvolta rilevata un’atrofia da moderata a severa al lobo temporale mediale e un’atrofia lieve nel lobo frontale.
In ambito scientifico la coprofagia è stata descritta per la prima nel 1897 sulla base di osservazioni condotte all’interno dei manicomi. Non esistono ad oggi dati statistici significativi sull’incidenza della coprofilia e della coprofagia a causa della delicatezza del tema e della difficoltà dei soggetti nel rivolgersi ad uno specialista.
Nel mondo animale la coprofagia è una pratica diffusa. Dagli insetti (basti pensare alla mosca) fino ai grandi mammiferi: elefanti, panda, koala, ippotami, scimmie, gorilla. L’uomo è semplicemente un animale che nel corso della propria evoluzione si è allontanato dalle originali pulsioni primitive, frapponendo ad esse le reazioni del disgusto e della repulsione.
In molti casi le manifestazioni connesse alla coprofilia e alla coprofagia sono di tipo egosintonico: non vengono cioè considerate una problema dalla persona interessata.
Per porre diagnosi di disturbo parafilico è necessario che la persona abbia messo in atto i propri desideri a discapito di un’altra persona non consenziente oppure che i desideri o le fantasie sessuali vengano percepite come egodistonici, ovvero che causino un disagio clinicamente significativo a livello personale, relazionale e sociale.
Il trattamento psicoterapico -nei rari casi in cui venga richiesto- deve essere adattato alle specifiche esigenze di ogni singolo paziente. In linea generale include un mix di tecniche psicoanalitiche e cognitivo comportamentali.
Nel caso della coprofagia l’aloperidolo (antipsicotico) viene considerato l’unico farmaco in grado di sortire effetti significativi.
La coprofilia non comporta rischi immediati se praticata tra adulti consenzienti. La coprofagia comporta rilevanti rischi di infezioni e persino di morte.
In caso di presenza del sintomo è importante indagarne la natura, i correlati neurofisiologici e valutare tutti i migliori trattamenti possibili.
La difficoltà maggiore connessa al superamento del problema risiede nel mancato riconoscimento del problema da parte della persona interessata.
Nel momento in cui le manifestazioni divengono egodistoniche (la persona le percepisce realmente come un disagio) il trattamento diviene possibile, ed è assolutamente possibile superare il problema.