Cattolica Milano Lgbt | Si chiama LGBcatT, il suo logo è un gatto arcobaleno: è il primo aspirante collettivo Lgbt+ dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il nome gioca con la parola inglese per dire “gatto” – cat, appunto – e il modo in cui di solito gli studenti abbreviano il termine “cattolica”, ma le intenzioni che ci stanno dietro sono molto serie: “Essere un’associazione studentesca che promuova l’uguaglianza e il rispetto di tutte le identità sessuali e di genere presenti nella nostra università”, si legge in un volantino diffuso dall’associazione.
L’idea di Ylenia – Si tratta di una realtà nuova, ma in rapida crescita: è nata nella primavera 2019 dall’idea di una giovane studentessa di Filosofia, Ylenia Baldanza. “Mi sono informata e ho scoperto che per poter inoltrare richiesta al Rettore per essere riconosciuti ufficialmente servono duecento firme, così ho cominciato a contattare chi pensavo potesse essere interessato”, racconta.
Il primo appello “pubblico” per chiedere supporto arriva via social, tramite un messaggio anonimo sul profilo Instagram Spotted Unicatt Milano, la pagina dedicata agli studenti che vogliono rintracciare informazioni su ragazzi e ragazze carini incontrati in ateneo di cui non si conosce il nome. “Spotto ogni gay, lesbica, bisessuale, trans, asessuale, queer (ossia sessualmente o socialmente eccentrico rispetto alla definizione di “normalità” accettata dalla cultura egemone, ndr) e alleato del reame: stiamo raccogliendo firme per fondare un collettivo Lgbt all’interno dell’università che sia non orientato politicamente, inclusivo e propositivo!”, diceva il post dell’8 maggio.
Ha ricevuto 130 like, abbastanza per incoraggiare Ylenia e qualche collega a organizzare un banchetto di raccolta firme. “All’inizio ho contattato diverse associazioni studentesche per informarle delle mie intenzioni, in particolare Uld, il gruppo che rappresenta gli studenti di sinistra, e Ateneo studenti, il gruppo legato a Comunione e liberazione. Come si può immaginare, la proposta è stata accolta in modo diverso dalle due associazioni: nel primo caso si sono dimostrati più disposti a supportarmi, diciamo, ma confrontarmi con altre associazioni studentesche e con associazioni Lgbt su tutto il territorio milanese è stato molto utile per dare struttura organica al progetto”, spiega.
Il manifesto dell’associazione – Il programma dell’aspirante collettivo si può riassumere in quattro punti. In primis, come già accennato, la voglia di promuovere uguaglianza e rispetto per tutte le identità sessuali e di genere presenti in ateneo. Poi viene la volontà di “creare uno spazio sicuro per chiunque si identifichi nella comunità Lgbt+, offrendo un contesto di mutuo supporto e di libera espressione”.
L’intenzione è quella di sensibilizzare e informare, “per aumentare la consapevolezza su tematiche quali identità di genere, orientamento sessuale e storia della comunità Lgbt+”. Il tutto in uno spirito di integrazione e dialogo: “LGBcatT di impegna a promuovere l’integrazione con i già presenti organi universitari nel rispetto del credo cattolico proprio dell’università. Il gruppo si conforma con il codice etico e incoraggia il dialogo con la realtà cattolica dell’università”, illustra ancora il volantino.
L’accoglienza dentro e fuori l’ateneo – La petizione lanciata da Ylenia è già stata firmata da quasi quattrocento persone. Prima di fine settembre verrà inoltrata al Rettore Franco Anelli, accompagnata da una lettera motivazionale. Decine di studenti si stanno dimostrando attivamente interessati agli eventi proposti dall’associazione, tra i quali la partecipazione alla manifestazione Pride in programma nel capoluogo lombardo per sabato 29 giugno.
Non manca però – soprattutto al di fuori dell’ambito accademico – chi vede con sospetto lo sviluppo di questa nuova realtà. In un articolo pubblicato su La nuova bussola quotidiana si fa riferimento al nome della nascente associazione definendolo ossimoro, cioè accostamento di parole che esprimono concetti contrari. L’autore richiama anche un discorso pronunciato da Giovanni Paolo II, e vede nell’invito a partecipare insieme al Pride di fine mese “un’offesa ai valori cristiani”.
La risposta del collettivo – I vertici di LGBcatT preferiscono non dare troppo peso alle accuse avanzate da articoli come quello citato o agli attacchi ricevuti via social dalla pagina Facebook delle Sentinelle in piedi. Ma sul volantino che riporta il programma del collettivo, una risposta c’è già. “Perché dovrei sostenere questa iniziativa se va contro il mio credo?”, si chiede. “Aiutarci ad avere uno spazio non equivale a sostenere la comunità Lgbt+, significa solo dare a tutti la possibilità di esprimersi e avere rappresentanza nell’ambiente universitario. Prima di essere una questione ideologica, è una questione democratica”, suggeriscono i ragazzi dell’associazione. Riportano anche le parole pronunciate da Papa Francesco durante un viaggio aereo di ritorno dal Brasile: “Se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla”, diceva il Pontefice.
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