Eh no caro Beppe Grillo. Non funziona così. No. Proprio no. Ora non ci si può eclissare quatti quatti dietro al palcoscenico come un comico di lunga scena, occupandosi solo dell’audio e delle luci e al massimo di ciò che accade dentro il camerino.
Qualcuno, ancora speranzoso, si illude di leggere un certo allontanamento in alcuni post, alcuni tweet, qualche presa di posizione, ma le persone che fuori dai teatri ti stanno contestando sono esattamente le folle che hai aizzato per anni giocando a fare il politico e poi ritirandoti pregando che non se ne accorgesse nessuno.
Dico, ma te la ricordi, caro Grillo, la vitalità dei tuoi post e delle tue manifestazioni? Quando la linea dura che promettevate agli elettori non era contro i disperati ma contro gli stessi prepotenti con cui oggi governate, quelli che avete salvato invocando un’immunità parlamentare che prendevi ferocemente per il culo nei tuoi spettacoli, che ogni volta era seguita da una vaffanculo e che invece ieri i tuoi hanno votato senza colpo ferire?
Dico, te lo ricordi, Grillo? Ti ricordi i convegni, le storie strappalacrime e fior fiore di professori, insieme agli agricoltori che facevi ascoltare quasi ogni giorno sul tuo blog (che non era un blog, che è stata l’unica vera fonte del Movimento 5 Stelle chechhé ne dica Casaleggio jr): ti ricordi quanto la discussione sulla Tav non fosse solo di numeri ma di storie e di persone? E ora invece la Tav è solo un orrido scambio elettorale?
Sono le stesse persone che hanno votato te, mica il Movimento, perché avevi assicurato che saresti rimasto il garante politico del Movimento. A proposito, sei ancora il garante politico? Se sì, fattelo dire da collega e amico, sei pessimo come garante di uno statuto che è diventato carta straccia in brevissimo tempo.
Eh no, caro Grillo, non hai nemmeno il diritto di stupirti delle contestazioni che subisci: hai allevato indignati in batteria con il tuo amico mago degli algoritmi e poi ci rimani male per qualche decina di persone che espongono uno striscione a fine spettacolo?
L’odio chiama odio, l’odio ha sempre fame. Tu che sei teatrante dovresti ricordare la scena dello Zanni affamato che finisce per mangiarsi gli arti pur di frenare la fame. Ecco, i tuoi contestatori ti riversano la stessa indignazione che tu hai insegnato ad allevare con la differenza che non bastano le tue scuse. Quella di ieri che Di Maio sia solo un giovanotto di 32 anni butta nel cesso la funzione di portavoce che avrebbero dovuto avere i tuoi parlamentari che non volevi nemmeno chiamare parlamentari. Che c’entra l’età? Non eri tu che avevi detto per mare e per monti che il Parlamento si poteva addirittura tirare a sorte visto che in nome dell’equazione uno vale uno avrebbero dovuto solo eseguire le volontà degli elettori?
Caro Grillo, se ti contestano significa che no, che qualcosa non ha proprio funzionato. Significa che più di qualcuno nel tuo Movimento non si sente rappresentato. E vengono da te, caro Grillo, perché non puoi fregartene, no, non funziona. Potrai inventarti ancora qualche tua boutade ma in politica la risata funziona come arma d’opposizione e mai funziona per risolvere i problemi che ci si ritrova al governo.
Dico, ti ricordi quando dicevi alla fine del tuo spettacolo che gli africani andavano accolti tutti perché vengono a riprendersi ciò che noi europei gli abbiamo scippato per anni? Te lo ricordi? Gira moltissimo quel video. Che gli rispondiamo?
Ti ricordi quanto fu divertente prendere per il culo i vaccini (tanto quelli non querelano) lasciando i No Vax sul filo del rasoio, quasi convinti di avere trovato una casa. E infatti vi hanno votato. E ora vorresti dirci che stavi solo scherzando?
Eh, no, caro Grillo. Ora impari, nonostante la tua veneranda età, cosa significhi la responsabilità e, per favore, ci dai un po’ di riposte e poni un po’ di domande (giuste) a quei ragazzetti che hai magicamente trasformato in classe dirigente.
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