Alla fine Anna ha la sua carta d’identità, nonostante il decreto Salvini abbia cercato in qualche modo di cancellare le sue due mamme introducendo sui documenti la dicitura “padre” – “madre”, anziché “genitore 1” – “genitore 2” o il più tradizionale “genitore o chi ne fa le veci”.
Anna ha quasi 7 anni e la scorsa settimana le sue mamme Francesca e Marina (i nomi sono tutti di fantasia per tutelare la privacy della minore) si sono recate nel proprio Comune di residenza in Veneto per richiedere il documento di identità, accompagnate dall’avvocato Valentina Pizzol.
“Abbiamo ricevuto il rilascio del documento cartaceo con la vecchia dicitura genitore 1 e 2”, spiega il legale a TPI. “Quando ho accompagnato le due donne al Comune, ho spiegato che la mamma adottiva non voleva comparire come padre e per questo i funzionari dell’ente si sono rivolti al Ministero dell’Interno che ha rimbalzato il problema al Comune perché ci sarebbe voluto un parere del Ministero”.
La bimba con due mamme batte Salvini: sulla carta d’identità non c’è la dicitura “padre” e “madre”
“Dopo qualche giorno dal primo incontro, mi ha chiamato il funzionario dell’anagrafe proponendomi alcune alternative. Di queste, tra cui quella di indicare la seconda madre come tutrice, è spuntata la possibilità di emettere un documento cartaceo con la vecchia dicitura, facoltà ancora ammessa per gravi motivi come potrebbe essere un viaggio imminente. In questo caso il grave motivo è che il decreto ministeriale di Salvini non contempla l’ipotesi che un bambino possa avere due genitori dello stesso sesso e quindi il comune di fronte a questa difficoltà di applicazione di fronte a una sentenza di adozione si è scelto il vecchio formato”.
TPI ha contattato Francesca, la mamma biologica di Anna, unita civilmente con Marina dal 2017 che oggi vantano di avere vinto una piccola battaglia che sperano diventi un esempio per tanti genitori che stanno vivendo le stesse difficoltà.
“Speriamo che queste difficoltà si risolvano per tutti quanti, perché il fatto che non diano dei documenti è assurdo. Il decreto nasce su una bugia, Salvini ha detto che avrebbe cancellato la dicitura genitore 1 e 2, ma chiunque ha una carta d’identità emessa prima sa che la dicitura era ‘genitore o chi ne fa le veci’. È ancora più assurdo…”.
“Si. Facciamo parte dell’associazione Famiglie Arcobaleno e avevamo sentito che alcune famiglie avevano accettato la dicitura madre – padre, inserendo i nomi dei genitori nelle caselle. Solo che io e mia moglie parlando abbiamo capito che non ci piaceva perché non è veritiero e non vorrei che si creassero altri problemi visto che lei non è un uomo e poi non è corretto neanche per la bambina”.
“Lei è venuta al Comune con noi perché servivano le impronte digitali e infatti ha chiesto dove fosse la carta di identità. Abbiamo inventato che la macchina era rotta e così ha capito che ci sono state delle difficoltà, ma nulla di più”.
“Un ministro, aldilà di chi sia, non può scavalcare del tutto una legge vigente come quella delle adozioni. Dovranno essere i cittadini comuni, facendo ricorsi, a far dichiarare questa norma discriminatoria verso i bambini e non verso i genitori. Spero che si risolva questa cosa e non si arrivi a creare un documento per famiglie gay e famiglie etero, perché sarebbe assurdo”.
“No, si sono resi subito disponibili, si sono prodigati tanto. Quando anche da Roma non sapevano dare risposte, hanno sospeso la pratica. Non arriverà mai da Roma una direttiva che indichi di inserire i due nomi sotto padre – madre, perché sarebbe un falso in atto pubblico. Prima di questo decreto non avevamo mai avuto nessun tipo di problema, dopo la sentenza di adozione il codice fiscale è arrivato dopo una settimana”.
Il decreto Salvini, nato per cancellare le famiglie arcobaleno, finisce così per penalizzare dei minori e il loro accesso ai servizi e costringere funzionari pubblici ad escogitare soluzioni per superare l’empasse creato in assenza di indicazioni ministeriali. Intanto, alcune famiglie arcobaleno hanno scelto come documento il passaporto, dove i genitori vengono indicati semplicemente come“genitori o esercenti responsabilità genitoriale”, aggirando così le difficoltà create dal decreto Salvini. Insomma, si tratta dell’ennesimo caso in cui la politica, invece di risolvere i problemi, li crea.