“Vedo il limite del nostro stare insieme oggi, con identità di parte che predominano sulla identità collettiva”. Il linguaggio è felpato come nel suo stile, ma è chiarissimo a chi si rivolge Nicola Zingaretti, segretario del Pd, quando pronuncia queste parole.
Attaccato dal fuoco amico – in particolare, negli ultimi giorni, da alcuni sindaci dem (il bergamasco Gori, il fiorentino Nardella, il barese De Caro) – Zingaretti oggi, giovedì 25 febbraio, è intervenuto alla Direzione del partito. E una parte del suo discorso è sembrata una risposta indiretta a chi lo critica.
“C’è una battaglia da fare sulla forma partito, sulla selezione dei gruppi dirigenti e sul nostro modo di stare insieme. È la sfida quotidiana che abbiamo davanti: identità unitaria e agire politico condiviso”, dice il segretario, che ieri ha aperto a chi chiede a gran voce il Congresso. “Io credo in un partito pluralista ma unitario. Su questo serve ora un cambio di passo in avanti”.
Parole che vanno lette insieme a quelle del vicesegretario Andrea Orlando, che in una intervista al quotidiano La Nazione ha accusato l’ala ex renziana ancora presente nel Pd di attaccare il gruppo dirigente al solo scopo di “logorarlo”.
Il resto dell’intervento di Zingaretti in Direzione è quasi interamente dedicato, invece, al tema delle donne dem, rimaste fuori dalla squadra dei ministri del Governo Draghi.
“La formazione del governo, ammette, “è stata una battuta d’arresto”. E la spiega così: “Si è prestata attenzione alla differenza di genere guardando alla intera compagine e non alle singole delegazioni e questo ha mortificato la storia di tante democratiche e di tutto il Pd”.
“Ma non siamo all’anno zero”, sottolinea il segretario. “Rifiuto l’accusa di guidare un gruppo dirigente insensibile e non attento al tema di genere. non è questa la nostra visione”.
“Il dibattito aperto dopo la scelta dei ministri dimostra che da noi ci si aspetta, per fortuna, di più e accolgo questa aspettativa impegnandomi come le donne ci chiedono a trasformare questo, ora, in un rilancio per continuare a cambiare”.
“Abbiamo scelto di affrontare a viso aperto e in maniera collegiale una questione per noi centrale”, dice Zingaretti. “È nel mio Dna, nel Dna della mia storia politica e della mia esperienza di amministratore”. “Voglio riproporre al governo una idea diversa di Italia che parta dal ruolo centrale delle donne”.
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