Voto ai 16enni, gli adolescenti sono pronti a recarsi alle urne?
L’ex premier Enrico Letta, lunedì 30 settembre, ha parlato in un’intervista della necessità di concedere il diritto di voto ai 16enni, mosso soprattutto dal clamore che le mobilitazioni per il clima di venerdì 27 settembre hanno generato: ma gli adolescenti di oggi sarebbero pronti a votare, recarsi alle urne, scegliere un partito e eleggere un leader politico?
“Bisogna dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sotto rappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi”, ha dichiarato l’ex primo ministro, oggi direttore della scuola SciencesPo di Parigi, in un’intervista a Repubblica.
Letta, da poco rientrato nel Pd, sostiene che “bisogna pensare a una riforma costituzionale da fare in un anno per dare il voto ai sedicenni” e si dice fiducioso del fatto che l’attuale maggioranza possa fare una riforma del genere.
In effetti, i membri dell’attuale governo hanno accolto con favore la proposta, dal premier Conte al capo politico del M5S e neo ministro degli Esteri Di Maio, il quale ha fatto notare come il suo partito avesse già avanzato un disegno di legge simile in Parlamento nel 2017.
Nonostante la maggior parte dei politici giudichi la scelta opportuna, resta da comprendere se la mobilitazione per il terzo sciopero globale sul clima, che ha portato nelle piazze italiane oltre 1 milione di persone, sia una fotografia fedele della partecipazione degli adolescenti di oggi alla vita politica del Paese.
Sembra infatti che le marce per il clima abbiano attirato molti più studenti del solito proprio perché gli adolescenti vedono quella climatica una causa lontana dalla politica intesa come “competizione” tra partiti, e hanno scelto di aderire agli scioperi in quanto l’ambiente è un argomento che coinvolge tutti, a prescindere dal colore politico.
Voto ai 16enni: gli adolescenti sono pronti a votare? I dati Istat
Secondo il portale che fotografa i dati sulla popolazione dai 14 ai 35 anni in Italia, Istat giovani, la maggior parte dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni non mostra un grande coinvolgimento nella vita politica del Paese: solo una piccola percentuale di questi partecipa a un comizio, ascolta un dibattito politico, o ha mai militato in un partito, il che suggerisce che molti 16enni non sarebbero già pronti, oggi, al voto.
Stando ai dati raccolti dall’istituto, nel 2018 il 2 per cento dei ragazzi tra 14 e i 17 anni ha partecipato a un comizio politico, il 6,2 per cento ha preso parte a un corteo e il 7 per cento ha ascoltato un dibattito politico, mentre solo lo 0,4 per cento ha svolto attività gratuita per un partito.
Queste percentuali aumentano di poco se si guarda alle fasce d’età subito successive, che vanno dai 18 ai 24 anni, ma subiscono un aumento considerevole nella fascia d’età che va dai 25 ai 34 anni, soprattutto per quanto riguarda l’ascolto di un dibattito politico: il 16 per cento dei giovani di questa fascia d’età ha ascoltato un dibattito politico nel 2018, più del doppio rispetto al dato relativo ai 14-17enni, mentre la partecipazione ai cortei si riduce nella fascia d’età più alta se paragonata a quella dei 16enni.
Per quanto riguarda il grado d’informazione dei 14-17enni, invece, questo risulta basso se paragonato a quello delle fasce d’età superiori.
Istat giovani mostra che, nel 2018, solo il 4,6 per cento degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni si è informato su base quotidiana, l’11,3 per cento “qualche volta a settimana” e il 4,6 una volta a settimana. Il 52 per cento dei 14-17enni nel 2018 non si è informato mai.
Anche in questo caso, le percentuali aumentano in modo considerevole se si guarda ai più adulti, ovvero ai giovani tra i 25 e i 34 anni: il 16 per cento di questi s’informa una volta a settimana, il 22 per cento qualche volta a settimana e solo il 26 per cento non s’informa mai.
Sempre secondo Istat, il 76 per cento degli adolescenti che non s’informa non lo fa perché non interessata, il 16 per cento perché trova gli argomenti complicati e l’11 per cento perché non ha fiducia nella politica.
Concedere ai giovani adolescenti il diritto di voto potrebbe essere un modo per spingere loro a interessarsi maggiormente alla politica, a informarsi sull’attività dei partiti che sarebbero chiamati ad eleggere e a cercare di comprendere meglio il linguaggio dei politici.