Il risultato delle amministrative dimostra come Fratelli d’Italia superi la Lega nei voti di lista mentre nel campo largo di centrosinistra sembra sbilanciarsi ancora di più il rapporto tra Pd e Movimento. Il Pd tiene, decisamente molto meno i pentastellati, un flop che spinge più di qualcuno tra i dem e non solo (Matteo Renzi lo dice apertamente) a chiedere che si riapra il dossier alleanze in vista delle elezioni politiche delle 2023. Ne abbiamo parlato con l’onorevole Vittorio Sgarbi.
Sono risultati molto importanti, segnano il ben noto conflitto tra Meloni e Salvini, ne ho parlato anche con Berlusconi. Dovrà portare a capire che Meloni dovrà essere il premier, non vedo possibilità che Mattarella possa indicare una figura diversa in una coalizione in cui il dato non è di mezzo punto ma di circa 5 superiore alle altre liste. Sono molto sicuro della vittoria alle politiche mentre il Pd è nell’angolo, il buon risultato che ha fatto adesso la singola lista si vede, ma è compromesso con i Cinque Stelle che gli fa perdere voti.
Quindi, anche valutando la possibilità di allearsi con Renzi o con Calenda – che pur valendo insieme 4-5 % – non lo porterebbero oltre il 25-26%. È fregato. Se si allea coi 5 Stelle affonda con loro, se torna con i vecchi alleati che sono 2 non va oltre il 26-27%.
Il campo largo di Letta è destinato alla sconfitta, in qualunque formazione. Dall’altra parte siamo destinati alla vittoria. Io ho fatto 10 liste, una a Civitanova che ha avuto l’11% e il 3% a Ladispoli, la maggior vittoria è quella di Viterbo con una candidata scelta da me che avevo proposto anche agli altri componenti della coalizione ma che non hanno voluto e quindi ognuno ha presentato il suo, noi siamo il primo partito e andiamo al ballottaggio. Quindi alle politiche con la mia lista e le altre 3 siamo intorno al 50%. Più Lupi, Toti e le altre 3 grandi il 50% è quasi inevitabile, il vero campo largo è a destra. Se invece il centrodestra dovesse andare diviso sarebbe una catastrofe come è capitato a Verona e a Parma. Divisi mai. Il prossimo segnale prima delle elezioni è quello della Sicilia e occorre che sia un segnale unitario.
Cosa pensa della parabola della Lega?
Non solo perde quanti punti rispetto a FdI, ma la ragione è molto chiara: la Lega è rimasta nella grande coalizione col governo Draghi, fosse stata all’opposizione sarebbe diverso, l’intuizione della nostra amica (Meloni, ndr) è stare all’opposizione. Forza Italia non uscirà dalla coalizione, il loro peso è molto ridotto, potrebbe farlo la Lega se Salvini fa una mossa svelta nell’andare all’opposizione e restarci nei prossimi 11 mesi. Fare l’opposizione in questo tempo potrebbe farlo recuperare. Se resta perde altri punti.
Salvini sarà disposto a fare un passo indietro rispetto a Meloni premier?
Non c’è alternativa alla Meloni.
Il destino dei 5 Stelle qual è?
Non c’è. Se si attaccano al Pd perdono tutto. Il futuro per il Pd è cercare un dialogo con Calenda e Renzi creando un partito democratico più liberale, possono arrivare quasi al 30% . Il centrodestra vince comunque.
Dell’astensionismo al referendum cosa ne pensa?
Non c’è una punizione per chi non va a votare. Occorrerebbe inserire una multa di 500 euro per chi non va a votare. Il presidente della Repubblica e Draghi avrebbero dovuto dire con discorsi solenni che il voto dei cittadini e un diritto e un dovere. Puoi anche votare no ma devi andare a votare. È la manifestazione di una mancanza di senso civico, se non c’è un interesse diretto.
Non crede che il problema riguardi il tema del referendum?
No, riguarda tutti, occorre dare al voto un certo peso. Invece Draghi e Mattarella non ne hanno parlato.
Non dipende dalla tecnicità del tema?
No, il tema si poteva spiegare semplice.
Si poteva riformare in Senato la Giustizia.
Cosa vuole che riformino.