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    “Cacciato dalle sardine per aver criticato Santori, che si arroga il diritto di dire chi è sardina e chi no. È antidemocratico”

    Vincenzo Petrone è un regista e scrittore, espulso dalle sardine dopo uno scontro con il leader. In un'intervista attacca duramente l'organizzazione interna del movimento

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 16 Feb. 2020 alle 15:35 Aggiornato il 16 Feb. 2020 alle 21:42

    “Sardine antidemocratiche”: parla Vincenzo Petrone, cacciato per aver criticato Santori

    “Le sardine non parlano di cose concrete, fanno solo slogan. E perché un movimento appena nato, ancora con il latte alla bocca, deve presentarsi nei palazzi del potere, dai ministri? Chi l’ha deciso?”: sono le parole con cui Vincenzo Petrone, registra e scrittore lucano e ex capo delle sardine in Basilicata, ha attaccato il movimento per averlo cacciato dopo la sua contestazione fuori dal ministero per gli Affari Regionali mercoledì 12 febbraio, quando una delegazione guidata da Santori ha incontrato il ministro Boccia.

    In un’intervista rilasciata ad Affari italiani, Petrone ha lanciato un duro attacco al leader del gruppo e al modo in cui le decisioni vengono prese all’interno del movimento.

    “Chi ha deciso di venire qua dai ministri? Noi non lo abbiamo deciso. L’importante è il metodo. Noi ci siamo già fatti fregare 10 anni fa dai Cinque Stelle, ora non ci facciamo fregare… . La democrazia non è solo una parola, è qualcosa di concreto. Questi non parlano di cose concrete, fanno solo slogan”, ha dichiarato Petrone, che in passato ha militato nel Partito Radicale e nel M5S, altri partiti o movimenti da cui è uscito o è stato fatto fuori.

    Dopo la fine dell’incontro tra le sardine e il ministro Boccia, il regista ha criticato Santori per non aver invitato la delegazione lucana alla riunione istituzionale.

    E nell’intervista ha fatto notare come nessuno dei giornalisti presenti sul posto, intenti a giustificare le leggerezze del movimento “perché giovane”, abbia voluto ascoltare le ragioni della sua protesta furi dal palazzo.

    “Ho contestato le sciocchezze assurde e campate in aria”, ha affermato Petrone.

    “Hanno proposto l’Erasmus nord/sud. Proposta mai discussa pubblicamente e mai votata da nessuno. Hanno definito strumentale la protesta contro i vitalizi. Hanno appoggiato il no al referendum sul taglio dei parlamentari. Nessuno ha dato mandato a Santori di dire queste cose. Poi come si fa a scoprire che è stato depositato un marchio e che questo marchio, in un movimento che tutti credono spontaneo, potrà decidere chi è sardina e chi no e ovviamente buttar fuori i dissenzienti senza nessun ‘processo’ interno democratico!?”, ha osservato l’ex sardina.

     

     

    “Chi siete voi per definirvi le Sardine Lucane?”, avrebbe detto Santori a Petroni durante lo scontro. “Per caso voi rappresentate 500mila lucani?’’, ha domandato un’altra sardina.

    E lui ha risposto: “E voi rappresentate 60 milioni di italiani?”

    “Attualmente chiunque può definirsi Sardina in quanto follower dei vari gruppi Facebook. Non essendoci regole e rappresentanti eletti chiunque è autorizzato a parlare come ‘sardina’ perché i promotori si sono più volte riempiti la bocca con la frase ‘le sardine non esistono, tutti sono sardine, nessuno è sardina’. Io nel gruppo lucano ho chiesto tante volte ‘facciamo un’assemblea in carne e ossa’. Ma mi veniva risposto sempre ‘dobbiamo aspettare l’assemblea di Scampia, il marchio è il loro e non sappiamo che dobbiamo fare e devono decidere’”, ha raccontato ancora.

    “Un altro mi ha detto testualmente: ‘Ma se uno fa il marchio Prada e tu apri un negozio con lo stesso marchio non ti incazzeresti pure tu?’ Quindi siamo un franchising del populismo”, ha sottolineato, scherzando sull’idea di chiedere asilo politico a Salvini o alla Meloni, pur non condividendone nessuna idea, per contestare l’ennesima esperienza di “antidemocrazia” in un movimento sinistra.

    Per coloro che hanno deciso di espellerlo dalla divisione lucana, racconta Patrone, il regista doveva essere “eliminato”, e non avrebbe dovuto parlare.

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