Vicesindaco Lega rimpatriato dall’Italia alla Cina perché senza documenti
“Sono stato trattato da immigrato clandestino”: lo afferma il vicesindaco Lega del comune ligure di Sarzana, Costantino Eretta, partito per la Cina il 6 novembre scorso ma rimpatriato in Italia poche ore dopo l’atterraggio.
Eretta, che si trovava a Pechino insieme a una delegazione ligure per mostrare ad alcune località cinesi i prodotti tipici della Regione, ha raccontato l’episodio alla Gazzetta di La Spezia.
“Sono stato bloccato al mio ingresso in Cina e forzatamente rimpatriato, con la polizia italiana che mi attendeva a Malpensa e dopo essere stato trattenuto nell’area dogana dell’aeroporto di Pechino con le guardie a custodirmi quasi 15 ore, davvero un’odissea”, racconta l’esponente del Carroccio.
“Salito sul volo della China Airlines all’aeroporto romano di Fiumicino ho tenuto il mio passaporto nella tasca interna della giacca che ho riposto nello stipetto sopra il mio posto. All’arrivo però il documento era sparito e non so dire se sia andato perduto o mi sia stato rubato. Ho subito fatto presente la cosa alle autorità locali e mentre la nostra delegazione partiva con tutti gli altri membri per rispettare il programma, ero convinto di risolvere la cosa denunciando lo smarrimento del passaporto”, continua Eretta.
“Ho mostrato la lettera di invito dal governo cinese, pensavo di raggiungere il gruppo in un secondo momento. Ma sono stato trattato come un clandestino, nessuno che parlasse un inglese accettabile o mi spiegasse perché non si volesse risolvere il problema. Sono stato 15 ore confinato in dogana, osservato dalle guardie, costretto a chiedere il permesso per recuperare da bere, mangiare o andare in bagno”.
Eretta è stato espulso: il giorno dopo l’arrivo in Cina ha preso un volo diretto per Milano, dove ha trovato la polizia italiana ad attenderlo.
“Ho chiesto un appuntamento immediato con l’ambasciata cinese a Roma e sto interessando la Lega”, sottolinea il vicesindaco, e conclude.
“Faccio un appello a tutti gli schieramenti affinché si lavori perché un italiano in situazione analoga non subisca più quello che ho subito io”.