I vescovi contro la nuova legge per il contrasto all’omofobia
I vescovi italiani si schierano contro le proposte di legge attualmente all’esame della Camera per il contrasto all’omofobia. In una nota diffusa oggi, mercoledì 10 giugno, la Cei ha messo nero su bianco il suo disappunto per le iniziative legislative, mettendo in guardia dal rischio di un’apertura a “derive liberticide” che finirebbe – sostiene la Conferenza Episcopale Italiana – per sanzionare “l’espressione di una legittima opinione”, per esempio, “sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione”.
Citando la frase di Papa Francesco ‘nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde’, i vescovi sottolineano come così si metta “fuorigioco ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta, destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva”. Sostiene la Cei: “Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità umana, che – in quanto tale – deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini”. “Al riguardo – precisano i vescovi -, un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio”.
La nota della Cei: “Rischio di derive liberticide”
“Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni”. Anzi – affermano i vescovi – “un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione”.
“Ciò – prosegue la nota – limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso. Crediamo fermamente che, oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore, si debba innanzitutto promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona. Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto. Nella misura in cui tale dialogo avviene nella libertà, ne trarranno beneficio tanto il rispetto della persona quanto la democraticità del Paese”.
La replica del M5S: “La legge è un approdo di civiltà”
Immediate le reazioni politiche. Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera, e deputata M5S, ha commentato: “Sono molto sorpresa dalla reazione dei vescovi contro la legge sull’omotransfobia che stiamo discutendo in commissione. Affermare, come fanno i vescovi italiani, che ‘esistono già adeguati presidi’ per contrastare questo fenomeno significa non voler prendere atto di una dura realtà di discriminazione nei confronti della quale noi sentiamo la responsabilità politica ed etica di intervenire”.
Mario Perantoni, deputato M5S, intanto: “La legge sulla omotransfobia che stiamo discutendo in Commissione giustizia non pregiudica in alcun modo la libertà di pensiero e di espressione”. “Quella alla quale stiamo lavorando – ha dichiarato il parlamentare – è una legge che si propone di offrire maggiori tutele e rappresenta un approdo di civiltà, non qualcosa da temere o da guardare con sospetto. Esistono già, è vero, ‘presidi con cui prevenire comportamenti violenti o persecutori ma sono ben lontani dall’essere del tutto adeguati, come dimostrano i fatti. Occorre intervenire per offrire maggiori garanzie ai cittadini, e migliori strumenti per fronteggiare il fenomeno della omotransfobia, ed è esattamente quello che stiamo facendo”.