Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha dichiarato che, per favorire l’integrazione degli studenti stranieri nelle scuole del nostro Paese, in ciascuna classe la maggioranza degli alunni dovrebbe essere di nazionalità italiana. La proposta sta facendo discutere, ma non solo perché alcuni la ritengono discriminatoria: nel messaggio social in cui spiega la sua posizione, infatti, il ministro è inciampato in almeno un evidente errore di grammatica e ha utilizzato una forma che a molti è apparsa poco chiara.
“Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione – ha scritto Valditara su X – ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. È in questa direzione che noi intendiamo muoverci”.
Nel lungo post spicca in particolare l’errore nella consecutio temporum del verbo “insegnare”: il ministro della Lega scrive “insegni” anziché “insegneranno”.
“Ministro, adesso lo riscriva in italiano. Così, forse, riusciamo a capire esattamente cosa ha detto”, commenta l’account dei deputati Pd. E anche i senatori dem osservano: “Ministro Valditara prima di preoccuparsi degli stranieri impari a scrivere in italiano. Così capiamo cosa dice”. In calce al post, sono molti anche i commenti degli utenti privati che segnalano l’italiano sgrammaticato del ministro dell’Istruzione.
In seguito Valditara è intervenuto con un post nel quale ha spiegato così i motivi del messaggio sgrammaticato: “Quando si detta un tweet al telefono – ha spiegato il ministro – non si compie un’operazione di rigore linguistico e si è più attenti al contenuto. Chiarito questo – ha aggiunto – faccio notare ai tanti critici dall’indignazione facile, che in queste ore si stanno scatenando nella caccia all’errore, che così facendo ignorano la questione da me posta, evidentemente perché non hanno risposte”.
“Dalla soluzione del problema della vera integrazione degli stranieri – osserva il leghista – dipende il futuro della nostra comunità nazionale. La scuola italiana che vogliamo è aperta a tutti, ma è profondamente ancorata al suo sistema valoriale. Non c’è futuro per una comunità che non abbia identità. Il punto vero è questo”.
Ma la presa di posizione di Valditara allarma l’opposizione, in particolare il Pd, soprattutto nel merito: il ministro dell’Istruzione “corre dietro i deliri di Salvini”, attacca la segretaria dem Elly Schlein.
La proposta sulle classi a maggioranza italiana segue infatti a ruota l’idea lanciata un paio di giorni dal leader della Lega: “Se hai tanti bambini che parlano lingue diverse e non l’italiano, è un caos”, aveva detto Salvini ospite in tv del programma Porta a Porta. “Bisogna controllare la presenza degli studenti. Un 20 per cento di stranieri in una classe è stimolante, ma quando gli italiani sono loro un quinto, come fa una maestra a spiegare?”.
“La scuola italiana – replica la capogruppo del Pd in Commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi – ha dimostrato di saper fare integrazione senza questa propaganda da quattro soldi. Varrebbe la pena conoscere meglio quanto già avviene in tante realtà scolastiche con forte immigrazione che si possono trovare in giro per l’Italia. È necessario provare a mettere in campo strategie e azioni specifiche di accompagnamento e mediazione per gli studenti stranieri. Lasciamo all’autonomia della comunità scolastica, e non alle uscite estemporanee del ministro dei Trasporti, le scelte migliori per favorire l’integrazione scolastica”.
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