Dopo il simbolico V-Day, il ministro della Salute Roberto Speranza si definisce “soddisfatto e anche orgoglioso, perché siamo arrivati a un traguardo decisivo benché non ancora risolutivo” in un colloquio con La Stampa. E afferma anche che “l’antidoto non ci esenta dalle responsabilità e non ci esime dai sacrifici” perché “la differenza rispetto a prima è che possiamo affrontarli con uno spirito diverso, perché ora sappiamo che possiamo farcela” ma anche che dobbiamo mantenere “la divisione ‘cromatica’ dell’Italia e i divieti durante i giorni di festa”. Questo, sottolinea, “è fuori discussione”.
Perciò, “se arriva subito al traguardo anche AstraZeneca, entro il primo trimestre si aggiungeranno altri 16 milioni di dosi, che corrispondono ad altre 8 milioni di persone vaccinate. Risultato finale: noi già dal primo aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati, e così avremmo già raggiunto la Fase Uno, cioè quella che ci consente di avere il primo impatto epidemiologico”, racconta il ministro.
E sul vaccino Speranza sottolinea: “Esiste un solo contratto di acquisto dei vaccini, firmato dalla Commissione Europea per conto dell’intera Unione. E la distribuzione delle dosi tra i vari Stati membri, sempre da contratto, è gestita dalla stessa Commissione in base al numero di abitanti. La nostra quota è del 13,45 per cento del totale di tutti i vaccini che l’Ue ha acquistato dalle sei aziende produttrici. Alla fine della campagna vaccinale, nel 2022, il nostro Paese avrà ricevuto 202 milioni di dosi”.
Il che significa che, “nell’immediato, la distribuzione tra i singoli Stati può variare in base a fattori del tutto casuali: il giorno in cui viene fatta la comunicazione, la distanza dagli stabilimenti. Quelli Pfizer sono a Bruxelles, quindi in Germania arrivano prima che da noi. Ma la quota di dosi che spetta a ciascun Paese è fissa, per contratto. Dunque non c’è chi è più bravo e ne compra di più e chi è più scarso e ne compra di meno. A regime, a noi spettano 420 mila dosi a settimana, e quelle saranno…”.
L’obiettivo del ministro si divide in due fasi. La fase Uno: 15 milioni di persone vaccinate, per avere il primo impatto epidemiologico; la fase due, ovvero 40 milioni di vaccinati, per ottenere l’immunità di gregge. Ovvero, “secondo il piano contrattuale – precisa il ministro della Salute – nel primo trimestre noi dovremmo ricevere 8,7 milioni di dosi prodotte da Pfizer e 1,3 milioni prodotte da Moderna. Totale, 10 milioni di dosi, corrispondenti a 5 milioni di persone vaccinate, visto che con un richiamo servono due dosi a persona”, dichiara Speranza.
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