L’Italia per tenere a bada il crollo del Pil al – 8,8% ha complessivamente varato misure pari a circa il 6,6% del Pil, 113 miliardi, a cui si aggiungono 300 miliardi di crediti oggetto di moratoria e 150 miliardi di prestiti garantiti. Si tratta di uno degli interventi più rilevanti d’Europa paragonabile solo a quello messo in campo dalla Germania. Più precisamente:
* decreto Cura Italia: 20 miliardi
* decreto Liquidità: 0,1 miliardi
* decreto Rilancio: 55,3 miliardi
* decreto Agosto: 24,9 miliardi
* decreto Ristori: 3,3 miliardi
* decreto Ristori bis: 1,6 miliardi
* decreto Ristori ter: 0,4 miliardi
* Decreto ristori quater: 8 miliardi
In totale, si tratta di miliardi di euro che il mondo ha accettato che l’Italia spendesse e che con un ulteriore investimento di 209 miliardi di Recovery plan pensava di recuperare nell’arco di 10 anni.
Ma invece cosa succede? Succede che il piano italiano inviato a Bruxelles viene ritenuto insufficiente e lacunoso. Da qui lo ‘stop’ a Giuseppe Conte. Europa e USA vogliono assolutamente che i soldi del Recovery plan vengano usati per riformare davvero l’Italia. E il piano italiano era molto criticato nei palazzi del potere internazionale: il governo uscente veniva ritenuto non in grado di gestire adeguatamente tutti quei soldi. Ecco perché sia a Bruxelles che oltreoceano, grazie anche all’arrivo di Biden, si è cominciato a ragionare dell’arrivo di Mario Draghi alla guida del belpaese. Utilizzando come “apripista” chi in Italia ha da sempre rapporti con i poteri che contano veramente a livello internazionale.
E il Quirinale alla fine, fallita la mediazione dell’esploratore Fico, non ha potuto che prenderne atto. Quindi, ora bene si capisce perché appena dopo l’Epifania “improvvisamente” Mario Draghi ritorna nel suo ufficio della Banca D’Italia e la frequenta quotidianamente. “È venuto per conoscere i veri conti dell’Italia affinché non si perda tempo una volta ricevuto l’incarico” spiegano i soliti bene informati che ricorrono ad una metafora per spiegare l’arrivo di Super Mario. “Quando un sistema-paese va in crisi ovvero si deve realizzare un recupero in poco tempo come ad esempio per il Ponte Morandi si ricorre ad un ‘commissario’ che sia in grado di fare cose le cose utili e necessarie in breve tempo”. La scelta di Mario Draghi, dunque, uomo vicinissimo agli ambienti franco-tedeschi che contano potrà essere utile anche per ‘salvare’ il paese dal possibile arrivo della “Troika” una volta che verranno riaccesi i motori del “patto di stabilità” europeo.
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