Travaglio | Di Maio | Di Battista | Lite M5S | Editoriale sul Fatto Quotidiano
TRAVAGLIO LITE DI MAIO DI BATTISTA – Sulla lite in casa M5S non poteva mancare un commento del quotidiano più vicino alle posizioni dei pentastellati. Alle frecciate tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista è dedicato l’editoriale di oggi del direttore del Fatto Marco Travaglio, che comunque ha deciso di non schierarsi nettamente né con l’uno né con l’altro esponente del Movimento 5 Stelle. “Hanno ragione e torto tutti e due, dipende dal punto di vista”, ha scritto il giornalista in un articolo dalla prima pagina dal titolo ‘Dibba, Giggino e i fuorilegge’.
Travaglio e la lite M5S Di Maio-Di Battista: Hanno ragione entrambi
“Di Maio e Di Battista sono due persone perbene che credono in quello che fanno (giusto o sbagliato che sia), in un mondo politico infestato da ipocriti e malfattori”, spiega Travaglio aprendo un confronto tra il capo politico M5S e l’ex deputato.
“Di Maio – continua il direttore del Fatto – è il vicepresidente del Consiglio, il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, nonché il capo politico dei 5 Stelle, eletto nell’autunno 2017 dagli iscritti per cinque anni e appena riconfermato: e, a 32 anni, sta imparando rapidamente i quattro nuovi mestieri”.
E invece: “Di Battista è un privato cittadino, ex parlamentare per una legislatura, che ha deciso di prendersi una pausa per dedicarsi alla famiglia e alla passione dei reportage dal Terzo mondo, seguitando a fare politica dall’esterno, anche col libro Politicamente scorretto”.
Travaglio prosegue con un lungo confronto tra i profili e gli incarichi dei due esponenti. “Di Maio – scrive – è uno dei due politici più potenti del momento. E deve confrontarsi ogni giorno con i doveri istituzionali, con gli equilibri del Movimento e con un alleato abile, debordante e scorretto, la Lega di Salvini, che in quest’anno di coabitazione forzata ha in parte cannibalizzato e in parte sputtanato i 5 Stelle. Eppure, al prezzo di molti errori, defatiganti mediazioni fin sull’orlo della rottura e compromessi al ribasso come il salva-Salvini dal processo Diciotti, è riuscito con gli altri ministri a portare a casa una serie di misure che appartengono al Dna stellato, ma sono del tutto estranei a quello leghista”.
Travaglio su Di Maio e Di Battista: si abituino alla dialettica interna
Le differenze riguardano soprattutto le responsabilità, secondo Travaglio. Di Maio – scrive il direttore – “per sua scelta” ha “sulle spalle un macigno di responsabilità e problemi che schiaccerebbe una mandria di bufali: specialmente dopo la disfatta alle Europee, con 6 milioni di voti persi su 11 in un anno”. Mentre Di Battista, “per sua scelta”, al contrario del capo politico “non ha responsabilità” e dall’esterno “tende a vedere il bicchiere mezzo vuoto, mentre chi l’ha riempito a metà lo vede mezzo pieno”. Dunque “la sua posizione è molto più comoda di chi sta al vertice del M5S e del governo”.
Alla fine, conclude il giornalista, “non c’è nulla di male se due leader parlano anche pubblicamente lingue diverse: la democrazia e il pluralismo sono conquiste, non peccati mortali”. “L’importante è – analizza Travaglio su Di Maio e Di Battista – che si abituino anche loro all’idea della dialettica interna. Ed evitino il vizio che attanaglia tutti i politici quando si barricano con i loro staff di yesmen e iniziano a vedere nemici e complotti dappertutto. L’unica via d’uscita è ascoltarsi, valutare ciascuno il punto di vista dell’altro e le conseguenze delle proprie parole. Chiarirsi a quattr’occhi le idee, senza per questo cambiarle o tornare a lavare i panni sporchi in famiglia, aumma aumma. Soprattutto se, fondamentalmente, si vuole la stessa cosa”.
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