La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata a 6 mesi al processo Ream. Ha retto l’accusa di falso ideologico, mentre la sindaca è stata assolta per abuso d’ufficio. Secondo la Procura, il Comune di Torino non avrebbe inserito nel bilancio 2017 i 5 milioni di euro versati come caparra dalla società Ream, che durante l’amministrazione guidata da Piero Fassino si era interessata alla riqualificazione dell’ex area Westinghouse, progetto poi assegnato al gruppo Esselunga. I pm Gianoglio e Gabetta avevano chiesto per Appendino una pena di 1 anno e 2 mesi.
“Porterò a termine il mio mandato da sindaca, questa condanna non mi impedisce di continuare, ma come previsto dal codice etico mi auto-sospendo dal Movimento 5 Stelle”. Così la sindaca Chiara Appendino al termine dell’udienza. “Siamo stati assolti per tre reati su quattro perché non sussiste il fatto – ha aggiunto Appendino – rimane in piedi il falso ideologico del 2016 su cui leggeremo le motivazioni. Sono profondamente convinta di aver fatto tutto nell’interesse dell’ente, quindi ricorreremo in appello”.
Ad annunciare, lo scorso febbraio, che avrebbe chiesto l’abbreviato era stata la stessa sindaca, spiegando di essere “fermamente convinta di avere sempre operato nell’interesse della collettività e della Città. Questa mia scelta, garantendo una più rapida definizione del processo, va nell’interesse anche della Città che rappresento”. L’indagine era stata aperta dopo un esposto dei capigruppo di opposizione. La somma, secondo l’accusa, non è stata però versata, né iscritta a bilancio ma considerata come un debito fuori bilancio.
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