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    Tobia Zevi a TPI: “Non c’è più tempo da perdere, il centrosinistra lavori subito al rilancio di Roma”

    "Non possiamo rimanere sei mesi fermi in attesa che qualche grande nome dica sì o no. Roma era una città in coma ancora prima del lockdown, oggi siamo oltre: bisogna subito costruire un'alternativa seria e credibile alla Raggi o per la Capitale sarà troppo tardi": il presidente dell’Osservatorio "Roma! Puoi dirlo forte" lancia il suo appello a TPI

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 4 Giu. 2020 alle 11:20 Aggiornato il 4 Giu. 2020 alle 11:31

    L’intervista a Tobia Zevi: “Roma non può più aspettare, bisogna trovare subito un’alternativa alla Raggi”

    “Roma era una città in coma ancora prima del lockdown, oggi siamo oltre: per questo il centrosinistra deve lavorare immediatamente al rilancio di Roma senza tatticismi o rimandando il tutto all’autunno”. A lanciare l’appello a tutta l’area di centrosinistra in vista delle elezioni comunali a Roma nel 2021 è Tobia Zevi, presidente dell’Osservatorio “Roma! Puoi dirlo forte“. “Non possiamo rimanere sei mesi fermi in attesa che qualche grande nome dica sì o no alla luce di insistenze, calcoli o tattiche – sottolinea Zevi – Bisogna chiedere a persone valide se sono disposte a candidarsi altrimenti convocare delle primarie molto presto con l’idea di partire a fare un ragionamento sulla città ora, non tra sei mesi”.

    Appassionato, determinato, sognatore, come si definisce sul suo profilo Facebook, Tobia Zevi, 37 anni, è alla guida dell’Osservatorio che ha come obiettivo quello di monitorare gli indicatori della qualità della vita della Capitale, raccogliere dati e tendenze, sviluppare studi e ricerche in grado di delineare i cambiamenti sociali e culturali della comunità cittadina, produrre proposte per un programma di crescita e sviluppo della città. Nel corso del lockdown causato dall’epidemia di Coronavirus, inoltre, l’Osservatorio “Roma! Puoi dirlo forte” si è contraddistinto per numerose iniziative di stampo sociale non solo.

    Nel corso del lockdown, l’Osservatorio ha intrapreso numerose iniziative a favore dei romani e non solo.
    Durante il lockdown ci siamo rimboccati le maniche rendendoci conto che la nostra attività ordinaria, ovvero quella di fare progetti su Roma e ragionare su Roma rischiava di essere fuori tema e anche poco utile, e quindi abbiamo pensato di fare qualcosa di utile rispetto all’emergenza che si era creata. Così abbiamo lanciato l’idea di Iorestoinsieme, un numero di telefono per farsi compagnia che aveva l’obiettivo di ricordarci che la distanza sociale non doveva essere una distanza “umana”. Abbiamo ricevuto più di 2mila telefonate con quasi 300 volontari che si sono offerti per stare al telefono con chiunque lo richiedesse. Questo ci ha consentito di ascoltare tantissimi romani, che in qualche modo ci hanno rappresentato alcune cose molto interessanti. Poi abbiamo lanciato altre due iniziative: una è Io resto insieme alle famiglie, che è un appello al Parlamento per una legge che dia un indennizzo alle famiglie dei medici, degli infermieri e dei professionisti del settore sanitario che sono morti per l’epidemia di Coronavirus, e una petizione su Change.org contro gli assistenti civici. La prima cosa che faremo in questo mese è premiare il progetto vincitore del concorso Roma si progetta a scuola e naturalmente ora torniamo a occuparci di Roma.

    Dopo oltre due mesi di lockdown, i romani hanno potuto gradualmente rivivere la città. Lei che Roma ha ritrovato dopo l’epidemia di Coronavirus?
    Noi romani ci siamo svegliati in una situazione schizofrenica. Ci siamo riaffacciati fuori con il sole e delle belle giornate, e questo non ha potuto che farci piacere dopo i mesi trascorsi in casa, i numeri del virus sembrano calare, e questo ci fa ancora più piacere, ma i problemi della città, che erano già enormi prima del lockdown, sono tutti lì. Noi assistiamo a questa situazione schizofrenica con una sindaca che per 4 anni ha fatto solo disastri e che finito il lockdown, come se niente fosse, parla di ricandidarsi alla luce di presunti risultati che oltretutto dovrebbero essere ordinarissima amministrazione.

    Qualche giorno fa sul mio profilo Facebook ho segnalato il paesaggio quasi fluviale del Circo Massimo tra erba alta e canneti. Pochi giorni dopo la Raggi ha fatto un post in cui esaltava il fatto che dopo quasi un mese dalla fine del lockdown fosse stata tagliata l’erba del Circo Massimo, mentre nel frattempo noi abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni e immagini da parte dei cittadini di parchi, spazi pubblici e piazze in cui o c’era una vegetazione fuori controllo in luoghi che non dovrebbero avere vegetazione oppure c’era la totale incuria nei parchi e negli spazi verdi. Tutto questo oltre a essere un po’ ridicolo è anche inaccettabile. Roma già prima del Coronavirus viveva una grande crisi anche per colpa dei disastri dell’amministrazione con oltre 300mila inoccupati prima dell’epidemia. Tutto questo viene nascosto dalla boutade riguardo la ricandidatura della sindaca Raggi, che impedisce di fare un dibattito serio su quello che serve a Roma. Per questo motivo lancio un appello al centrosinistra: non si può aspettare a costruire un’alternativa. Bisogna costruire una squadra in grado di governare Roma ora, non tra qualche mese.

    Secondo la sua opinione, Roma è un paziente malato: quale potrebbe essere la cura?
    Io vedo tre grandi pilastri. Il primo mette insieme rilancio economico e disuguaglianza sociale/povertà. Roma è città con una struttura economica particolare e che già prima dell’epidemia di Coronavirus aveva molti punti deboli. Oggi noi dobbiamo capire come impedire che ci siano migliaia di persone che sprofondino nella povertà in tutti i quartieri di Roma, non solo nelle periferie. Il secondo punto riguarda la conversione ecologica e anche turistica della città. Questa è una grande sfida per questa città perché Roma ha delle caratteristiche particolari che non sono tutte negative in questa epoca storica. Roma, ad esempio, è una città molto poco densa, che tradizionalmente viene considerata una caratteristica negativa perché la densità permette di ottimizzare i servizi, ma che oggi, alla luce dell’epidemia di Covid-19, può diventare una qualità positiva. Ovviamente occorre che ad esempio i grandi spazi verdi vengano valorizzati e tutelati, non abbandonati come fatto in questi anni dalla giunta Raggi. Il terzo punto, invece, attiene alla valorizzazione dei cittadini romani mettendo insieme pubblica amministrazione, che va riformata, società e persone che vanno coinvolte attraverso strumenti di democrazia partecipata. Una grande fase di rilancio di questa città non può prescindere dal coinvolgimento dei cittadini.

    A Roma negli ultimi anni si sono succeduti sindaci di diversi schieramenti politici con il risultato che il cittadino romano sembra aver perso fiducia nella politica. Come si può recuperare questa perdita di credibilità?
    La politica non gode di grande fiducia da decenni ormai, anche se il Coronavirus a mio avviso qualche cambiamento lo ha già prodotto. Anzitutto si è capito che senza il settore pubblico non si risolve nessun problema, basti solo pensare alla sanità. Il comune di Roma in questi anni ha dato il peggio di sé in termini di dirigenti, di leadership e di inefficienza. Ovviamente bisogna costruire un meccanismo per cui cui i romani siano coinvolti in una gestione larga e partecipata di una macchina pubblica che deve ricominciare a funzionare. Per questo occorre a mio avviso un’alleanza larghissima di forze sociali, associazioni, movimenti e chiaramente anche di partiti in cui si ragiona di squadre, di idee e di progetti. Il rischio è che, come accaduto negli ultimi anni, è che chiunque arrivi nell’ufficio di Palazzo Senatorio senza aver costruito un progetto complessivo, una visione, e un gruppo di persone che sono le gambe di quel progetto, è destinato a fallire. Per questo motivo bisogna muoversi con grande rapidità.

    Una cosa che andrebbe fatta nelle prossime settimane e una che dovrebbe fare immediatamente il nuovo sindaco una volta eletto nel 2021.
    Io ho un grande cruccio ed è il fatto che tra pochi giorni in questa città ci saranno decine di migliaia di bambini e ragazzi che non potendo permettersi le vacanze vivranno anziché il momento più spensierato il momento più tragico della loro esistenza. Io spero, e in questo senso faccio anche un appello, che ci sia anche un mondo del volontariato, della filantropia che si prendano a cuore questa che è un’urgenza delle prossime settimane e che costruiscano dei progetti e delle esperienze per aiutare questi ragazzi. Una cosa che dovrebbe fare il prossimo sindaco è invece una grande opera di riqualificazione di piazza dei Cinquecento, immaginando una nuova “porta d’ingresso” nella città di Roma che in qualche modo dia il segno ai visitatori che escono dalla stazione Termini e ai romani di una nuova stagione di progettazione e di maggiore efficienza e democrazia.

    Lei sarebbe pronto a correre per la poltrona di sindaco?
    Come ho detto già altre volte non è questo il momento di fare nomi. Se si cerca un nome forte e autorevole attorno al quale bisogna costruire una squadra, a me piacerebbe dare il mio contributo. Se, invece, ci saranno le primarie, non ci ho ancora pensato. Non lo escludo a prescindere, ma in questa fase non bisogna pensare al proprio destino, ma il momento di trovare una soluzione. Ma bisogna trovarla oggi, non tra sei mesi.

    Leggi anche: 1. Roma svuotata dal Covid era già deserta / La più grande lezione del Coronavirus? Farci riscoprire le nostre città / 3. Comunali a Roma, Tobia Zevi: “I partiti sinistra escano dalla palude di paura”

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