Tiziana Mossa, componente della Direzione Nazionale Europa Verde-Verdi e Consigliera Comunale del Municipio1 di Torino, con la seguente dichiarazione spiega perché non sarà nelle liste dei Verdi, vista la sua decisione di sostenere il Campo largo. “Adesso che le candidature, anche quelle “di servizio” sono state decise, voglio chiarire il perché della mia assenza”, scrive Mossa. “I portavoce nazionali si sono ben guardati dal chiedermi la disponibilità a una candidatura di servizio, eppure sono una delle poche elette dei Verdi qui in Piemonte: credo che dipenda dalle posizioni che ho assunto con la chiarezza che deve al partito chi vuole farsi carico di sensibilità e posizioni utili al bene del Paese. Se me l’avessero chiesta, avrei declinato”.
“Ho sempre detto e scritto che il campo largo, un’opzione politica certamente difficile da portare, sarebbe stato capace di mettere in secondo piano le differenze nei programmi perché in primo piano ci sarebbe stata l’alleanza per lanciare l’Italia in Europa, per svecchiare e sburocratizzare, per dare gambe alla transizione ecologica coniugata con occupazione e giustizia sociale. Il campo largo non è stato praticato con la convinzione che meritava, infatti solo io e pochi altri dirigenti del mio partito abbiamo lavorato realmente in quella direzione con una posizione più decisa e non solo di facciata. I “Leader” dei Verdi forse avrebbero potuto riaprire la possibilità di una vera alleanza con tutti, soprattutto con il Movimento 5 stelle. Invece hanno preferito un negoziato sui posti alla pratica di una politica magari non utile al PD, ma certamente benefica per l’Italia. Pazienza, dopo il 25 settembre questi e altri temi torneranno a porsi come dirimenti e chiederemo conto ai dirigenti di questa chiusura. Non sarò più da sola, viste le dichiarazioni di alcuni Deputati uscenti di Europa Verde che denunciano verticismo, assenza di democrazia e gestione privatistica del nostro partito. Lo dicono anche loro che non c’è ecologia senza democrazia”, aggiunge Mossa.
“Chi non fa appello al voto clientelare o organizzato, come i residui dei partiti di massa novecenteschi, deve fare leva sul voto di opinione: è in quell’area che nascono forse politiche nuove, che maturano idee e velleità di cambiamento. Da un po’ il voto d’opinione si sposta verso l’astensione, i Verdi avrebbero potuto recuperarne una parte con proposte e pratiche coraggiose. Difficile spiegare il senso dell’alleanza, di questa alleanza, non parliamo poi dell'”accordo tecnico” per cui uno sparuto gruppetto di liste sta insieme in virtù di una convenienza certamente molto cara al ceto politico ma a cui gli elettori, i nostri in particolare, sono del tutto indifferenti per non dire ostili. Voglio precisare che questa non è la mia partita, che mi dispiace delle deriva dei Verdi, causata anche dalla mancanza di dibattito e di apertura alle istanze della società civile e al mondo delle associazioni. Mi prenderò del tempo per riflettere sul mio ruolo e la mia permanenza all’interno di un partito che sembra sempre più una specie di circolo esclusivo”, conclude.