Matteo Renzi non parteciperà alle consultazioni per la formazione del nuovo governo, che dovrebbero prendere il via entro la fine di questa settimana al Quirinale. A incontrare il capo dello Stato, Sergio Mattarella, saranno il leader di Azione, Carlo Calenda, i due capigruppo appena eletti alla Camera e al Senato – Matteo Richetti e Raffaella Paita – e Teresa Bellanova, in qualità di presidente di Iv. L’ex premier non prenderà parte alle consultazioni per via dei “molti impegni all’estero”, ha sottolineato Calenda, aggiungendo che con il leader di Iv “si sente ogni giorno”.
Eppure secondo Repubblica l’assenza di Renzi al Colle sarebbe il primo sintomo di un’alleanza che già scricchiola alla prova dell’assegnazione degli incarichi istituzionali: la presidenza della commissione della Vigilanza Rai ma anche le vicepresidenze di Camera e Senato, partita da cui Calenda vorrebbe tirarsi fuori. “Se Pd e M5S, come sembra, faranno l’accordo per spartirsi tutte le vicepresidenze di Camera e Senato destinate all’opposizione, noi non parteciperemo al voto. Se questo accordo si materializzerà, la scelta del PD in termini di alleanze sarà evidente”, ha scritto su Twitter l’ex ministro.
Renzi invece ha denunciato il presunto sgarbo istituzionale e minacciando di andare a parlarne proprio con Mattarella. “Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori sarebbe un atto di gravità inaudita, atto che dovremmo immediatamente porre alla attenzione del Presidente della Repubblica”, ha dichiarato l’ex premier. Accusa a cui i dem hanno replicando chiarendo che la scelta di assegnare le quattro vicepresidenze ai due partiti di opposizione è dettata dal peso politico che le elezioni hanno assegnato a Pd e M5S. “Quello che conta è il peso elettorale, non gli accordi sottobanco”, ha dichiarato il senatore del Pd Enrico Borghi.
“Quella di Renzi è la solita falsificazione. Speriamo si fermi qui perchè sta dicendo cose false: i regolamenti di Camera e Senato garantiscono a tutte le opposizioni la presenza negli uffici di presidenza”, ha replicato Francesco Boccia, secondo cui Iv e Azione – con il numero di seggi guadagnati in Parlamento – “potranno accedere alle cariche negli uffici di presidenza, con i questori e i segretari d’Aula”. “Se si pretende con il 4,5 per cento di ottenere una vicepresidenza del Senato che andrebbe ai gruppi maggiori è un po’ troppo”, ha aggiunto, definendo il ricorso al Presidente della Repubblica ipotizzato da Renzi “una scorrettezza”.
Ma a segnalare la fragilità dell’alleanza tra i due partiti del Terzo Polo sarebbero, secondo il quotidiano, anche le dichiarazioni di Carlo Calenda al programma “Che Tempo Che Fa” di domenica scorsa. Il leader di Azione ha negato la possibilità di un appoggio al governo di centrodestra da parte del suo partito, aggiungendo di parlare solo per Azione. “Per Renzi dovete chiedere a Renzi. Azione e Italia Viva sono due partiti separati”, ha dichiarato. Dai partiti intanto sono subito arrivate le dovute smentite. Fresca di elezione, la nuova capogruppo al Senato eletta tra le file di Iv Raffaella Paita ha affermato al programma “Un Giorno da Pecora” che tra i due non vi sarebbe alcun gelo.