Un Mario Draghi insolito è quello che appare nello scatto rubato al vertice Nato di Madrid: il premier si isola al telefono, sguardo fisso, quasi preoccupato, è stanco e sfuggente, forse il presidente italiano ha già la testa al Consiglio dei ministri di oggi. Cruciale, decisivo per le sorti del governo. Non tanto e non solo per il provvedimento che dovrà ridurre il peso delle bollette, quanto per le minacce di rottura che arrivano dai leader di M5S e Lega. Ma con chi parla? La telefonata sarebbe quella del casus belli che lo avrebbe poi costretto a un prematuro rientro in Italia dal vertice Nato. È Giuseppe Conte ad alimentare le ansie del premier. Un po’ per convinzione, un po’ per risentimento l’avvocato fa capire che l’uscita dal governo non è più un tabù. Quando al mattino contatta Conte, Draghi non ottiene risposta. Poco dopo il leader 5S lo richiama. La versione contiana è che il numero uno del Movimento sia stato durissimo, dieci minuti di fuoco: “È molto grave, inaccettabile, se ci volete fuori ce lo dovete dire chiaro e tondo”. È il sospetto veicolato dai grillini, la sensazione che sulla risoluzione che ha provocato la scissione di Luigi Di Maio, Palazzo Chigi avrebbe provato a forzare per spingere i 5S fuori dall’esecutivo. Solo un intervento del Colle avrebbe favorito all’ultimo un compromesso.
La versione ufficiale del governo è più mite: Draghi nega di aver detto a Grillo quello che poi il comico – e l’avvocato – hanno reso pubblico sui media. Nega la volontà di estromettere il Movimento. E anche sul colloquio con Conte è assai più soft: un chiarimento è ancora possibile nel corso del faccia a faccia che, a suo dire, dovrebbe tenersi a Roma nelle prossime ore.
La crisi adesso è una minaccia concreta, lo intuisce Draghi quando chiude la telefonata. L’attacco al governo è palese. Anche la Lega minaccia di uscire dalla maggioranza senza interventi sul costo del gasolio. Poco prima aveva agitato lo spettro di uno strappo per lo ius scholae. Mentre il capo del governo era chiuso alla Fiera di Madrid con Biden, Macron, Scholz, Johnson e gli altri leader della Nato, Salvini accusava l’ala sinistra di “far saltare il governo”. Le bollette, certo. Ma c’è anche l’allarme sulla tenuta dell’esecutivo dietro la scelta (sofferta) di Draghi di cambiare in corsa l’agenda e lasciare, dopo la prima giornata, l’importantissimo summit spagnolo sulla strategia di difesa dopo l’aggressione russa all’Ucraina.