“Claudia se tu fai così distruggi decenni di lotte femministe”. Quel genio di Aurora Leone, volto comico dei The Jackal, in un video di qualche tempo fa da quasi 900mila visualizzazioni, se la prendeva così con l’amica che nascondeva furtivamente un assorbente nella manica della camicia per andare in bagno senza farsi notare dai colleghi d’ufficio. Una scena che tutte le donne hanno bene in mente. “Basta dire frasi come sono indisposta o che è arrivato il giorno x, dillo chiaramente che hai il ciclo”, diceva Aurora. Del resto siamo nel 2021, ma ti pare che dei ragazzi si scandalizzano ancora per un assorbente?
Non voglio spoilerare il finale del video, che invito a guardare per farsi una risata amara. Ma partiamo da qui per dirci chiaramente una cosa: oggi non si può parlare, scrivere o discutere di ciclo mestruale, figuriamoci farne un dibattito politico. Sbaglio?
I paurosissimi assorbenti ne sono la prova lampante. Dagli anni ‘70 sono tassati al 22%, come qualunque altro bene di lusso, al pari di sigarette, tv, vino e perfino ostriche. Pensate che al tartufo le cose vanno meglio, non si capisce perché lui sì, viene considerato essenziale ed è tassato al 4%. Nessuno però lo dice. Perché quella cosa così difficile da nominare che capita a tutte le donne, ogni mese, per buona parte della loro vita, ecco quella cosa lì, resta un tabù.
Va bene, dirà qualcuno, ma di quanto stiamo parlando? Non è che quel 22% incida poi così tanto nella nostra vita, no? Non lo so, ditemelo voi. Quanto costa un pacco di assorbenti?
Se sei un marito, che almeno una volta nella vita si è trovato a scrivere questo messaggio: “Scusa mi avevi detto confezione blu o viola?”, lo sai. Se sei un padre di una figlia adolescente che ancora sta cercando di capirci qualcosa, lo sai. Se sei come il convivente della mia amica Paola che, quando fa la spesa poi le chiede di pagarsi a parte gli assorbenti, lo sai. E io prima di chiamare la divorzista numero uno in Italia per la mia amica Paola, ho chiamato Laura Sparavigna, 27 anni, consigliera comunale che dopo 24 mesi di fatiche è appena riuscita a far diventare Firenze il primo capoluogo d’Italia in cui le farmacie vendono prodotti igienico sanitari femminili senza l’Iva al 22%. “Una donna compra circa 12 mila assorbenti nell’intero arco di vita per una spesa che si aggira intorno ai 5mila euro. Insomma, una sorta di penale che dobbiamo pagare senza averne una colpa”, mi spiega.
Pochi mesi fa la Scozia è diventata il primo paese al mondo in cui si è scelto di fornire assorbenti gratuiti a chi ne ha più bisogno. Ci lavoravano dal 2016. Noi è dallo stesso anno che cerchiamo almeno di togliere la tassazione con il ddl che porta la firma di un uomo, Pippo Civati, che riscatta tutta la categoria e ci fa dire una volta per tutte che non ci sono leggi rosa, rosse o arcobaleno. Ci sono solo leggi buone e meno buone. Peccato che nel frattempo Civati non sia più in Parlamento e che abbia di fatto cambiato mestiere, oggi fa l’editore. Immagino che per questo tarlo, non proprio il cavallo di battaglia ideale da maschio alfa, sia stato anche preso in giro da qualche collega: non a caso mentre scrivo, vedo che sta ripostando sui suoi social una notizia. In Irlanda 20mila donne hanno dichiarato di non potersi permettere gli assorbenti ogni mese. “No, ma ridiamoci su”, il commento a caldo di Civati, che ha perso la poltrona ma non il vizio.
Dopo Civati però cosa è successo? Nell’ultima legge di bilancio l’abolizione della tampon tax non è rientrata (negli anni c’è stata una piccola riduzione di tassazione per prodotti femminili più ecologici, ma poco cambia). Nel frattempo in Francia la tampon tax è stata ridotta dal 20% al 5,5%; in Belgio è passata dal 21% al 6%; in Germania è stata abbattuta dal 19% al 7%. In Inghilterra, dove una ricerca condotta da ‘Plan International UK’ ha spiegato che il 14% delle ragazze chiede assorbenti alle amiche perché troppo cari, è stata eliminata a gennaio.
La pandemia, in fondo, è solo una scusa, perché in un attimo anche noi siamo riusciti ad abolire l’Iva per le mascherine. “Quello che posso dire – continua Laura Sparavigna – è che da Firenze qualcosa si sta muovendo e che trenta Comuni da Ostia a Bari mi hanno chiesto un aiuto per fare lo stesso”. Nel mentre però le cronache delle ultime settimane ci hanno raccontato di una ragazza di 22 anni di Collepasso, in Salento, che arrivata alla cassa del supermercato si è sentita dire che, siccome erano da poco passate le 18, doveva lasciare lì gli assorbenti appena acquistati, perché non sono un bene di prima necessità. Inutile giustificare l’urgenza dell’acquisto, inutile intestardirsi contro il cassiere che comunque stava applicando un’ordinanza regionale basata sull’Iva, nei giorni in cui venivano “sbarrati” con del bel nastro rosso gli scaffali più “superflui” per gestire al meglio il nostro lockdown.