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    Altro che nuovi fondi, il governo taglia i soldi per la scuola e le università

    Il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti

    Nella Nota di aggiornamento al Def una riduzione delle risorse per 1,8 miliardi di euro

    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 3 Ott. 2019 alle 14:35 Aggiornato il 3 Ott. 2019 alle 14:44

    Tagli a scuola e università: altro che nuovi fondi, il governo riduce la spesa

    Altro che risorse aggiuntive per l’istruzione, la manovra 2020 del governo Conte potrebbe riservare addirittura dei tagli alla scuola e all’università. E si deduce dai dati messi nero su bianco nella Nadef, la Nota di aggiornamento al Def approvata dal Consiglio dei ministri lunedì 30 settembre 2019. Ora, dunque, si attende la prossima mossa del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.

    La Nadef rivede al ribasso – dal 3,5 al 3,4 per cento (in percentuale sul Pil) – la quota di spesa pubblica dedicata al mondo dell’education, rispetto alle previsioni del Documento di Economia e finanza di aprile. Un taglio dello 0,1 per cento che, se confermato nella legge di bilancio, vorrebbe dire 1,8 miliardi in meno già dall’anno prossimo.

    Peggio ancora: alla voce scuola si legge che gli stanziamenti caleranno ancora progressivamente al 3,2 per cento nel 2025, al 3,1 per cento nel 2030 e al 3 per cento nel 2035. La risalita non inizierà prima del 2040.

    Il motivo di tagli così consistenti al settore dell’istruzione sarebbe relativo alla decrescita della popolazione scolare nel nostro paese, dove i giovani sono sempre di meno. Il dato, infatti, per dirla con una formula anglosassone, è age-related, ovvero legato all’età della popolazione.

    Ma, intanto, le ripercussioni di un taglio del genere si sentiranno ampiamente a partire dal prossimo anno.

    Cosa aveva detto il ministro Fioramonti

    “Tre miliardi in più per la scuola o mi dimetto”, aveva detto all’indomani del suo insediamento al Ministero di viale Trastevere. E aveva le idee chiare sulle cose da fare. Due miliardi in più per la scuola, uno per l’università. Cento euro in più in busta paga per tutti gli insegnanti. Micro tasse su merendine, bevande zuccherate, voli nazionali e internazionali per recuperare le risorse. Ma le cose, in poco meno di un mese, devono essere cambiate. E i tagli alla scuola non erano in programma.

    Tra l’altro, stando alle indiscrezioni che trapelano da Palazzo Chigi, nonostante le tiepide aperture del premier Giuseppe Conte, a stroncare i programmi del ministro Fioramonti, in quota M5S, sarebbe stato proprio il capo politico dei pentastellati e ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

    Quindi, in vista della prossima legge di bilancio, il problema dei tagli alla scuola potrebbe diventare tutto interno al Movimento 5 stelle.

    “Ecco perché le lobby vogliono impedire la tassa sulle merendine che ho proposto”: il ministro Fioramonti parla a TPI (di L. Telese)
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