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    Conte ha incontrato Siri: “Dimissioni? Bisogna pazientare”

    Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, e Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 30 Apr. 2019 alle 10:19 Aggiornato il 30 Apr. 2019 alle 17:45

    L’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il sottosegretario leghista Armando Siri, indagato per corruzione e al centro della richiesta dimissioni da parte del M5S, è avvenuto ieri sera, lunedì 29 aprile 2019. Lo si apprende da fonti della maggioranza, che non aggiungono altro in merito al contenuto e all’esito dell’incontro.

    In un primo momento il vertice era effettivamente in programma ieri, al rientro di Conte dalla visita in Cina, ma era poi stato rinviato a oggi per questioni organizzative. Alla fine, invece, il summit si è tenuto in serata.

    Dimissioni? “Se mi dovessi convincere di questa soluzione non ci saranno alternative. Ho il potere? Lo vedremo, a tempo debito”, aveva detto il premier nei giorni scorsi.

    Nel pomeriggio di oggi, durante la conferenza stampa a Tunisi con il premier tunisino Youssef Chahed, Conte ha spiegato che una decisione non è ancora stata presa.

    “Quotidianamente mi chiedete su Siri: io ho annunciato con trasparenza i principi del mio percorso. Vi chiedo di pazientare il termine del percorso. Si assumerà una decisione e verrà comunicata a tutti”, ha detto il premier. “Siamo nel pieno di un percorso. La mia giacca non si lascia tirare più di tanto”.

    Il caso Siri sta mettendo a dura prova i rapporti tra la Lega e i Cinque Stelle, con il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio che insiste nel chiedere le sue dimissioni e il collega leghista Salvini che continua a difenderlo sulla base del principio di presunzione di innocenza.

    Il sottosegretario, dal canto suo, ha fatto sapere nei giorni scorsi che non intende dimettersi.

    Questa mattina, intervenuto durante la rassegna stampa sul canale tv Italia 7, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha dichiarato:  “Quando c’è un’inchiesta è giusto che una forza politica si interroghi, e valuti per esempio la gravità dell’indagine portata avanti per fare le proprie scelte”.

    “Sono garantista nel senso che una persona deve poter provare la propria innocenza, però l’indagine di cui parliamo è un’indagine grave, perché parliamo di corruzione, di collegamenti con la mafia. Le persone coinvolte sono presunte innocenti, non ci sono dubbi, però il ruolo di sottosegretario è un ruolo molto importante”, ha sottolineato il ministro.

    “Lo ripeto, non entro nel caso singolo, non entro nelle carte dell’inchiesta, però voglio chiarire che non si parla di una questione di giustizia, di essere innocente o di essere colpevole: si parla di una questione morale”.

    Secondo l’ipotesi accusatoria, Siri avrebbe ricevuto una mazzetta da 30mila euro per inserire una specifica norma nel Def 2018, su pressione dell’imprenditore Paolo Arata, responsabile del programma della Lega sull’Ambiente.

    Arata è coinvolto anche in un’altra inchiesta perché ritenuto vicino al “re” dell’eolico Vito Nicastri, a sua volta in contatto con il latitante mafioso Mattia Messina Denaro.

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