La sindaca leghista di Monfalcone vuole schedare i prof di sinistra
Anna Cisint, sindaca leghista di Monfalcone, nella bufera dopo aver proposto una sorta di schedatura per i prof di sinistra.
Tutto è iniziato lo scorso 1 agosto quando la prima cittadina di Monfalcone, comune del Friuli-Venezia Giulia con poco meno di 30mila abitanti, ha commentato sul suo profilo Facebook un articolo del giornalista di Nicola Porro in cui si denunciava l’occupazione della scuola pubblica da parte di insegnanti di sinistra. “Ho molte segnalazioni anch’io….di ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Valuteremo se da settembre far partire un servizio di ascolto riservato” ha scritto Anna Cisint.
La donna in breve tempo è stata travolta dalle polemiche, accusata di voler effettuare una vera e propria lista di proscrizione ai danni dei professori.
L’ex presidente del Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani, del Partito Democratico, ha parlato di “caccia alle streghe delle Lega contro i terribili insegnanti di sinistra”, mentre Camilla Sgambato, responsabile Scuola della segreteria nazionale del Pd, ha affermato che: “In un Paese normale il ministro dell’Interno, leader del partito della sindaca, ma soprattutto il ministro dell’Istruzione avrebbero già censurato le scelte di questa sindaca”.
Oggi, lunedì 5 agosto, la sindaca ha dato la sua versione dei fatti parlando di “pure invenzioni da parte della sinistra”.
La Cisint, infatti, sempre attraverso il suo profilo Facebook ha ribadito che la sua intenzione era quella di “aprire un punto di ascolto, gestito dal garante dell’infanzia e adolescenza”.
“La realtà – scrive la prima cittadina di Monfalcone – è molto più semplice e banale: i ragazzi, i genitori e gli insegnanti con cui ho parlato hanno evidenziato un disagio molto grave e nessuno meglio di un professionista (il garante è un ex insegnante) può valutare il ‘da farsi’. Nessuna lista di alcun tipo!”.
La sindaca in passato aveva già fatto parlare di sé per aver introdotto un tetto del 45 per cento di stranieri per classe e aver bandito i quotidiani Avvenire e il Manifesto dalla biblioteca comunale.
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