Sfiducia a Bonafede: il voto al Senato
Una giornata di tensioni per il governo. Dopo il caso delle centinaia di scarcerazioni di boss mafiosi e le polemiche per le rivelazioni del magistrato Nino di Matteo (al quale due anni fa sarebbe stata proposta e poi negata la direzione del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) oggi, 20 maggio, al Senato si votano le mozioni di sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Arriva dunque al suo momento cruciale lo scontro politico sull’operato del Guardasigilli che dura ormai da settimane e che mette a dura prova la tenuta dell’esecutivo.
Il voto determinante sulla sfiducia a Bonafede, del Movimento 5 Stelle, potrebbe essere quello della delegazione di Italia Viva, il partito fondato dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che conta 17 senatori e che fa parte della maggioranza, pur essendo spesso in aperta polemica con il governo. La discussione delle mozioni di sfiducia a Bonafede nell’Aula di Palazzo Madama è stata programmata per le ore 9.30. A seguire la replica del ministro della Giustizia e due “chiame” per le votazioni dei senatori. Ogni senatore voterà dal posto con entrata nell’emiciclo scaglionata a gruppi di 50 ogni 10 minuti, secondo l’ordine alfabetico.
Sfiducia a Bonafede: la diretta di TPI
Ore 15.50 -Businarolo (M5s): “Ora evitare altri stress test” – “Non avevamo dubbi sull’esito del voto di fiducia al ministro Bonafede. Ora che lo stress test è superato, ci auguriamo che saranno evitate in futuro simili tensioni, pur esistendo visioni e punti di visti diversi. Ora avanti con forza nelle riforme attese: diritto civile e penale e quella cruciale del Csm. Il Paese merita azioni positive, maggioranza di governo e parlamento devono dare risposte”. Così Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera, deputata M5s, commenta l’esito delle votazioni al Senato.
Ore 15.40 – Senato respinge mozione di sfiducia presentata da Emma Bonino – L’Aula del Senato ha respinto, con 158 no, 124 sì e 19 astenuti, la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, presentata da Emma Bonino e altri.
Ore 14.50 – Senato respinge mozione sfiducia del centro-destra con 160 no – L’Aula del Senato ha respinto, con 160 no, 131 sì e un astenuto, la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, presentata dal centrodestra.
Ore 13.40 – È iniziata la votazione sulle mozioni di sfiducia – Concluse le dichiarazioni di voto, è iniziata la prima chiama per la mozione presentata dal centrodestra. Ciascun senatore – ha stabilito la conferenza dei capigruppo – voterà dal posto, con entrata nell’emiciclo scaglionata a gruppi di 50 ogni dieci minuti, secondo l’ordine alfabetico. Al termine delle due chiame sarà votata, con lo stesso schema, la mozione Bonino.
Ore 12.50 – Grasso, Leu rinnova fiducia al ministro – Liberi e uguali rinnova la fiducia” al ministro della Giustizia. Lo annuncia nell’Aula del Senato Pietro Grasso. “Le chiediamo di continuare con vigore il dibattito con la commissione Giustizia e la commissione Antimafia per intervenire con rapidità e incisività i tanti temi che ci siamo impegnati a portare avanti”, ha aggiunto.
Ore 12.13 – L’intervento di Matteo Renzi: “Voteremo contro le mozioni di sfiducia” – “Mi auguro che questa vicenda possa farla riflettere. Essere additati ingiustamente, andare sui giornali, subire l’onta di un massacro mediatico fa male”, così inizia il suo discorso l’onorevole di Iv rivolgendosi al ministro Bonafede. “Votiamo contro le mozioni di sfiducia”, prosegue Renzi. ” Lo faremo perché sono mozioni strumentali”. “Non le voteremo per motivi politici”, ha aggiunto, “In primis per quanto ha detto il premier” che ha sostenuto “che ne avrebbe tratto le conseguenze politiche”.
Poi Renzi si è rivolto a Giuseppe Conte, arrivato nell’aula del Senato durante l’intervento di Alfonso Bonafede. Matteo Renzi ha sottolineato come la decisione di non votare le mozioni di sfiducia siano state prese perché avrebbero rappresentato la crisi di governo. Cosa che lui, come detto in Senato, non vuole provocare. “La politica non è vendetta”, ha detto Renzi che ha aggiunto rivolgendosi a Bonafede: “Certe sue espressioni sul giustizialismo fanno male. Faccia il ministro della giustizia e non dei giustizialisti e vedrà che ci avrà al suo fianco”, ha concluso Renzi.
Ore 11.30 – Parla il ministro Bonafede: “Fatti chiari, mai condizionamenti su nomina Dap” – “Quando si giura sulla Costituzione come ministro della Repubblica, si decide di essere, in tutto e per tutto, uomo delle istituzioni”. Così il Guardasigilli ha iniziato la sua replica in Aula al Senato, sottolineando che “in queste ultime tre settimane, fuori da qui si è sviluppato un dibattito gravemente viziato da allusioni e illazioni; per rispetto delle istituzioni, piuttosto che alimentare le polemiche ho condiviso, fin dall’inizio, l’esigenza del Parlamento di un confronto che si è già sviluppato, al Senato, con quattro interrogazioni a risposta immediata, e alla Camera, con due interrogazioni a risposta immediata, un’audizione in commissione giustizia e un’informativa urgente in aula”. “Ho condiviso fin dall’inizio le preoccupazioni del Parlamento con una serie di interrogazioni e interventi in aula. Le due mozioni di sfiducia contro di me sono in opposizione tra loro”, ha detto Bonafede difendendosi dalle due mozioni di sfiducia presentate a Palazzo Madama il 20 maggio.
Bonafede ha iniziato con la prima mozione di sfiducia, quella presentata dal centrodestra e che fa riferimento a quanto riferito da Nino Di Matteo a Non è l’Arena sulla questione della mancata nomina ai vertici del Dap: “La vicenda del Dap è stata oggetto di dettagliata informativa alla Camera e sono stati dissipati tutti i dubbi sollevati da Nino Di Matteo a una trasmissione televisiva. Erano colloqui informali: contattai Di Matteo per proporgli un ruolo e mi accennò di presunte esternazioni di boss mafiosi preoccupati per una sua eventuale nomina al Dap. Queste esternazioni erano ben note al ministero prima della telefonata con Di Matteo. Ho incontrato il giorno dopo il pm Di Matteo e mi convinsi che l’opzione migliore era quella di proporgli un ruolo equiparabile a quello di Giovanni Falcone: avrei consentito al dottor Di Matteo di lavorare al mio fianco. Avrebbe necessitato più tempo, ma nonostante questo Di Matteo mi aveva chiesto di incontrarlo di nuovo il giorno dopo. Fu in quella sede che Di Matteo mi comunicò di declinare la proposta del giorno prima perché avrebbe preferito il Dap, al quale avevo già assegnato il dottor Basentini. Non ci furono condizionamenti dei boss della mafia: non sono più disposto a tollerare alcuna illazione. Anche Di Matteo lo ha chiarito in una sua successiva intervista a Repubblica”
“Tutti i fatti sono chiari e lo sono sempre stati: ci furono condizionamenti? Ancora una volta: No!”, ha detto Bonafede tornando a parlare della nomina del capo del Dap del giugno 2018. “Chi lo sostiene se ne faccia una ragione. Non sono più disposto a tollerare alcuna allusione o ridicola illazione”, ha aggiunto Bonafede. “Nella mozione vengono rivolte contestazioni ardite e infondate, secondo le quali la nomina del dottor Tartaglia sarebbe illegittima. Il relativo atto di nomina, formalizzato con Dpcm 30 aprile 2020, risulta perfettamente conforme alla normativa vigente come confermato dall’esito assolutamente positivo del controllo effettuato sia dal Csm che dalla Corte dei Conti”.
Bonafede è passato poi alla gestione delle carceri nel momento dell’emergenza coronavirus: “È totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri, addirittura per i detenuti più pericolosi. I giudici hanno applicato leggi vigenti, nella migliore delle ipotesi, da più di 50 anni e che nessuno aveva mai cambiato”, ha proseguito il ministro. “È proprio la lotta al malaffare, senza compromessi, che ha sempre animato la mia attività politica. C’è un punto che risulta evidente a tutti: la ferma determinazione, che rivendico, con cui quelle leggi combattono il malaffare”, ha aggiunto, riferendosi alle norme approvate portate avanti durante il suo incarico da Guardasigilli. “Respingo ogni strumentalizzazione politica – ha aggiunto – riconosco ai giudici di sorveglianza di aver svolto un lavoro importante in un momento difficilissimo, in cui la pandemia, nonostante tutte le cautele adottate, ha messo a dura prova l’intera infrastruttura generale del nostro Paese e, a maggior ragione, un’amministrazione delicata e complessa come quella penitenziaria”, ha affermato il ministro della Giustizia parlando della nomina di Roberto Tartaglia a vicecapo del Dap.
Bonafede ha poi sostenuto che nel Cura Italia mafiosi e boss sono esplicitamente esclusi dalla detenzione agli arresti domiciliari: “In base a quale legge sono usciti dal carcere detenuti condannati per mafia? In base al codice penale del 1930 che stabiliscono il proseguimento della pena in detenzione domiciliare per il loro stato di salute. Questa legge è imputabile a me o al mio governo? I giudici hanno applicato leggi vigenti nella migliore delle ipotesi da 50 anni e mai modificate. La nota del Dap, in piena pandemia, dava al magistrato competente un quadro sanitario esaustivo di tutti i detenuti presenti in carcere in quel momento. In caso di determinate patologie, in virtù di una legge di 20 anni, si prevede questa comunicazione amministrativa che, per sua stessa natura però, non può vincolare la decisione di un magistrato. Non è uno scaricabarile nei confronti della magistratura, ma. il contrario: il rispetto dell’autonomia della magistratura”.
Ore 11.25 – Mirabelli (Pd), mozioni strumentali attacchi a governo – “Voteremo con convinzione contro le mozioni in discussione oggi. Lo faremo per ragioni di merito e di metodo. È evidente il tentativo delle opposizioni di usare un tema tanto importante e tanto delicato come quello della giustizia per provare a far cadere il governo scommettendo sulle differenze che convivono in una maggioranza di coalizione”. Così Franco Mirabelli, vicepresidente dei senatori del Pd nel suo intervento in aula sulle mozioni di sfiducia al ministro Bonafede.
Ore 11.10 – Csm: rinviato ricollocamento in ruolo Baldi su richiesta Di Matteo – Il plenum del Csm avrebbe dovuto deliberare oggi sul ricollocamento in ruolo di Fulvio Baldi, ex capo di gabinetto del ministro Bonafede, ma, su richiesta del togato Nino Di Matteo, la pratica presentata dalla Terza Commissione – con cui si prevedeva il rientro di Baldi alla procura generale della Cassazione, posto che rivestiva prima dell’incarico in via Arenula – è stata rinviata a una prossima seduta di plenum. In particolare, Di Matteo ha chiesto e ottenuto il rinvio, sottolineando di voler “approfondire la questione”: il togato ha ricordato le intercettazioni pubblicate dai giornali nei giorni scorsi, a seguito delle quali l’ex capo di gabinetto si è dimesso, osservando che in queste Baldi “si mostra disponibile a far dipendere scelte di dirigenti al ministero da questioni correntizie”. “La mia necessità di approfondire la questione – ha spiegato Di Matteo – riguarda il ricollocamento in ruolo presso la procura generale della Cassazione, che è organo dell’azione disciplinare”. La trattazione della delibera è stata quindi rinviata, visto che per le pratiche arrivate in via d’urgenza in plenum, come questa, è sufficiente per il rinvio la richiesta di un solo consigliere.
Ore 10.55 – Cucca (Iv), senso di responsabilità non è illimitato – “Ci aspettavamo un cambio di passo” rispetto al governo giallo verde “perché quando si sta in una coalizione ci si confronta e si trova la sintesi rispetto alle diverse posizioni, rinunciando ai provvedimenti spot e al populismo che avevano condotto all’approvazione di provvedimenti che hanno minato l’articolazione del nostro sistema giudiziario favorendo anche le gogne mediatiche”. Lo dice nell’Aula del Senato Luigi Cucca, di Italia viva, durante la discussione generale delle mozioni di sfiducia nei confronti di Alfonso Bonafede. Nella maggioranza, spiega, c’è stato “un continuo difficilissimo incontro scontro culminato con la discussione sull’amministrazione delle carceri. Siamo rimasti inascoltati. Abbiamo sempre manifestato grande disponibilità, ma la discontinuità che avevamo auspicato non c’è stata se non in maniera blanda. In questi giorni abbiamo assistito a commenti denigratori, ma in una maggioranza tutti sono indispensabili, sono arrivati commenti e minacce”, sottolinea Cucca prima si lanciare il suo avvertimento: “Il senso di responsabilità non è illimitato e mai può essere dato scontato. Serve discontinuità e collaborazione. Nessuno ci può assegnare il ruolo di stampella. Non rincorriamo posti di governo sottogoverno che, come abbiamo dimostrato in questi anni, non ci interessano”, conclude.
Ore 10.15 – Renzi: “Oggi in aula sarà uno dei miei interventi più difficili” – “L’intervento di oggi in Senato è uno degli interventi più difficili della mia esperienza politica. Vi aspetto intorno alle 11.45 qui o in diretta televisiva”. Così Matteo Renzi, leader di Iv annuncia il suo intervento in aula al Senato sulle mozioni di sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
Matteo Renzi, secondo quanto riferisce chi ha partecipato al breve incontro dei senatori di Italia Viva, ha messo in chiaro subito una cosa: “Noi non cerchiamo posti di governo, non vogliamo poltrone. Ci addossano – questo il ragionamento del leader di Iv – la responsabilità di voler far cadere il governo ma vogliamo soltanto che le cose vadano bene per il paese”. Renzi – sempre secondo quanto riferiscono le stesse fonti – avrebbe spiegato che in questo momento votare una mozione di sfiducia è difficile, toppo complicato in quanto il Paese attraversa un momento complicato. Ma Iv – la tesi del leader di Iv – non arretrerà sulle battaglie sulla giustizia. In ogni caso Renzi – sempre secondo le stesse fonti – avrebbe lasciato libertà di manovra ai suoi.
Ore 10.00 – Emma Bonino: “Bonafede ministro della cultura del sospetto” – “A quanti mi diranno che non si può sfiduciare il ministro per non far cadere il governo dico che qui oggi si discute di altro, cioè di quale giustizia serva all’Italia. È bene che si affronti il dibattito nel merito. Le ragioni della nostra posizione è rappresentata dalla distanza siderale tra quello che noi pensiamo della giustizia e ciò che lei ministro Bonafede ha dimostrato di pensare. Si ricorda quando disse: ‘Se c’è un sospetto anche chi è pulito deve dimettersi’? Erano le sue parole ministro Bonafede. Chiediamo le dimissioni perché non vogliamo un ministro della Giustia che sia il rappresentante della cultura del sospetto”. Così la senatrice Emma Bonino in aula del Senato.
Ore 09.50 – Meloni: “Votiamo mozione Bonino a seconda chiama” – “Voteremo la mozione Bonino” di sfiducia al ministro della giustizia Alfonso Bonafede “alla seconda ‘chiama’. Vediamo prima se l’ha votata Renzi. Sulla mozione della Bonino, ci sono degli elementi che non condivido, né utilizzerò i voti di FdI per far alzare la posta a Renzi. Noi votiamo alla seconda chiama, vediamo prima se la vota Renzi”. Lo ha detto la leader di FdI Giorgia Meloni ad Agorà su Rai 3.
Ore 09.30 – È iniziata la discussione in Senato – Nell’Aula del Senato è iniziata la discussione delle mozioni di sfiducia presentate – dal centrodestra e dal Più Europa e altri – nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
Ore 09.15 – Salvini: “Con lui ministro scarcerazioni e rivolte” – Come finirà sul voto di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia? “Chiedetelo alla maggioranza di governo”. Lo dice a Radio Anch’io Matteo Salvini. “Oggi il Parlamento non discuterà del ministro della giustizia perché è antipatico” ma perché “in questo 2020 ci sono state in Italia delle cose che non si erano mai verificate: dalle rivolte nelle carceri alla scarcerazioni di 500 tra delinquenti, mafiosi ed ergastolani”, aggiunge il segretario della Lega. “I parenti delle vittime di mafia sono sconcertati, gli avvocati sono in sciopero, le condizioni di lavoro degli agenti della Polizia Penitenziaria deteriorano di giorno in giorno: cosa manca di peggio?”
Ore 09.00 – Rosato (Iv), non tifiamo per mandare a casa governo – “Non facciamo tifo per mandare a casa il governo ma per addrizzare la linea del governo”. Così Ettore Rosato coordinatore di Italia viva, a Radio anch’io, sul voto di oggi del Senato sul ministro della Giustizia. “Oggi ascolteremo il ministro e ci auguriamo che le cose che ci siamo dette vengano rappresentate da lui con chiarezza. Molte cose che sono contenute nella mozione di Bonino sono condivisibili”, ha aggiunto. “Nell’emergenza che viviamo abbiamo il dovere di mantenere la barra dritta sulla giustizia chiedendo a Bonafede dei precisi impegni che speriamo di sentire oggi in Aula”, ha sottolineato.
I dubbi di Italia Viva
Su Bonafede non tutti nella maggioranza condividono la stessa posizione. Il ministro è stato difeso da Leu, Pd e dal suo Movimento 5 Stelle, ma hanno espresso riserve la forza minore Italia Viva, che resta comunque decisiva con i suoi 17 senatori. I renziani hanno alzato la posta mettendo sul tavolo del confronto con gli alleati diverse doglianze, a partire da provvedimenti proposti che sarebbero stati prontamente “ignorati” dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Il punto a cui Matteo Renzi tiene di più è il piano choc da 120 miliardi di euro per l’edilizia, che l’ex premier ha presentato ben prima dell’emergenza Coronavirus e che secondo Iv sarebbe fondamentale per risollevare l’economia italiana nei mesi di ripartenza. I renziani insomma si sentono determinanti ma non valorizzati e sulla vicenda Bonafede alla vigilia hanno preferito temporeggiare prima di dare un giudizio. “Attenderemo il ministro e valuteremo sulla base di quello che dirà”, ha dichiarato alla vigilia la ministra Teresa Bellanova.
Le due mozioni di sfiducia a Bonafede, da centrodestra a Bonino
Sono due le mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni nei confronti del ministro della Giustizia Bonafede. Un testo del centrodestra unito e un altro con la prima firma di Emma Bonino, che sarà comunque votato anche da Forza Italia. “Sono stati commessi molti errori, le voteremo convintamente”, ha dichiarato ieri il vicepresidente di FI Antonio Tajani parlando delle due mozioni. Con Bonino tra i favorevoli alla sfiducia c’è certamente Carlo Calenda. “Basterebbe la paternità della scellerata riforma sulla prescrizione, che minaccia un principio fondamentale del diritto, a squalificare Bonafede come Guardasigilli”, ha attaccato il leader di Azione.
Sfiducia a Bonafede, Pd compatto
Il Pd sembra compatto. E ribadisce che in caso di uno strappo di Italia Viva la crisi di governo sarebbe inevitabile. “Se passa una mozione di sfiducia a Bonafede si apre una vera crisi, non c’è dubbio”, ha detto ieri il capogruppo del Partito Democratico alla Camera Graziano Delrio. “Non si può pensare che con il ministro della Giustizia, capo del principale partito in Parlamento, la cosa si risolve con una pacca sulla spalla”.
Sulla stessa linea anche Andrea Marcucci, che alla vigilia ha dichiarato: “Il ministro Bonafede domani può dare un aiuto fortissimo alla maggioranza che lo sostiene. Credo che le mozioni di sfiducia siano da rigettare, ma per il Guardasigilli può essere l’occasione per riequilibrare la politica del suo dicastero, valorizzando il fatto che è ministro di un governo di coalizione”.
Non usa mezze misure il capo politico del M5S Vito Crimi. Sono “un attacco strumentale al governo”, ha dichiarato. “In un momento in cui il Paese sta pensando a come ripartire, si vuole mettere il Parlamento in questo imbuto”.