Il Senato approva il Recovery Plan con 224 sì. Fratelli d’Italia si astiene
Il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Recovery Plan presentato oggi martedì 27 aprile dal presidente del Consiglio Mario Draghi con 224 sì, 16 no e 21 astensioni. Dopo il voto favorevole della Camera di questa mattina, anche Palazzo Madama ha dato il via libera al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha l’obiettivo di rilanciare l’economia italiana dopo la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19.
Tutte le forze di maggioranza hanno votato a favore, si è astenuto invece Fratelli d’Italia, guidata di Giorgia Meloni, insieme ad alcuni membri del Gruppo Misto. Il governo è ora pronto a trasmettere il documento alla Commissione Europea, che dovrà dare l’OK definitivo, e iniziare a corrispondere la prima tranche dei 191,5 miliardi di euro messi a disposizione a partire da giugno. I fondi del Next Generation Eu, di cui 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto, dovranno essere utilizzati nel periodo 2021-2026.
“Oggi è un giorno positivo per l’Italia, non è una cosa di cui dispiacersi. Il Senato è stato protagonista del disegno e dell’attuazione del piano. Molte delle osservazioni fatte richiamano la scarsità dei tempi, ma la data del 30 aprile” per inviare il piano a Bruxelles “è una data per avere subito i soldi”, ha detto il premier Mario Draghi, nel suo intervento di replica a Palazzo Madama dopo la discussione seguita alla presentazione del Pnrr.
Il Pnrr “nasce da una scommessa collettiva in Europa sulla capacità di spendere ma soprattutto spendere bene il denaro e l’Italia è in prima fila”, ha sottolineato l’ex Presidente della BCE. “Saremo responsabili del successo o della perdita di questa scommessa”.
Le risorse a disposizione
“Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro”, ha spiegato Draghi illustrando il Pnrr. “A tali risorse, si aggiungono poi quelle rese disponibili dal programma React-Eu che, come previsto dalla normativa Ue, vengono spese negli anni 2021-2023. Si tratta di altri fondi per ulteriori 13 miliardi. Se si tiene conto solo di Rrf e del Fondo Complementare, la quota dei progetti ‘verdi’ è pari al 40 per cento del totale. Quella dei progetti digitali il 27 per cento, come indicato dalle regole che abbiamo deciso in Europa”. Qui i dettagli sul piano.
Pnrr: cosa succede adesso
Dopo il via libera della Commissione europea, il governo varerà tre decreti e leggi delega. Un decreto servirà a snellire le norme per rendere più rapide le autorizzazioni del Pnrr, con la nascita di un apposito ufficio a Palazzo Chigi. Un altro servirà per le assunzioni nella P.a. che rafforzeranno l’attuazione del Recovery. Il terzo per definire la governance del piano: una cabina di regia a Palazzo Chigi che dovrebbe coinvolgere le amministrazioni coinvolte, gli enti locali e le parti sociali.
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