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    Retroscena TPI: se Gualtieri diventa sindaco di Roma, Conte punta al suo seggio in parlamento

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 22 Lug. 2021 alle 15:49

    Simul stabunt vel simul cadent: insieme staranno oppure insieme cadranno. La locuzione latina si attaglia perfettamente ai destini personali e politici di Enrico Letta e Giuseppe Conte. La cronaca degli ultimi giorni è piena di “amorevoli scambi” tra i due leader: dalla gentile mediazione del Pd sulla prescrizione al ribadito sostegno dell’avvocato del popolo al ddl Zan. La madre di tutte le battaglie sarà, però, Roma.

    “Conte è perfettamente consapevole che la sindaca Raggi uscirà di scena dopo il primo turno”, spiegano dal Movimento 5 Stelle. L’importante è che lo faccia con un bel bottino di voti, diciamo intorno al 20%. A quel punto l’incontro con il Pd e con Gualtieri dovrà avvenire senza remore e il M5S dovrà schierare tutte le proprie risorse a sostegno dell’ex ministro dell’Economia.

    L’eventuale elezione di Gualtieri in Campidoglio, infatti, lascerebbe libero il suo collegio di Roma 1, un collegio che il neo-leader grillino guarda con crescente interesse (anche perché è uno dei pochi collegi veramente blindati che può vantare il Pd, sempre più “partito della Ztl”).

    Secondo i piani che Enrico Letta caldeggia, lui (pisano candidato in quel di Siena) e Conte si ritroverebbero così a Montecitorio, finalmente insieme, per giocarsi la partita del Colle, con un comune obiettivo: asfaltare il Matteo di Rignano, contro il quale entrambi hanno un conto (e che conto…!) da saldare.

    A quel punto, l’alleanza tra Pd e Cinque Stelle, in vista delle successive elezioni politiche, sarebbe a prova di bomba, alla faccia dei tanti malmostosi che ancora si annidano nei due partiti. L’altro grande obiettivo, oltre a regolare una volta per tutte i conti con Renzi, è quello di giocare insieme la partita del Colle e di far andare avanti Mario Draghi fino al 2023 per sperare nel frattempo di logorare il centrodestra facendo uscire allo scoperto il Salvini più populista e anti-europeista (da qui i molteplici attacchi al Capitano leghista che, però, almeno finora hanno avuto scarso successo).

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