Su Autostrade si consuma lo scontro politico tra Conte e Di Maio e parte del M5S
È sulla vicenda Autostrade che si consuma lo scontro politico tra il premier Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: dietro la mancata revoca della concessione ad Atlantia infatti c’è di tutto, dalla guerra alla leadership del M5S alla sopravvivenza del governo. Le cronache politiche raccontano di un Cdm che si è concluso a notte fonda con una accordo che, almeno a parole, soddisfa tutti: niente revoca della concessione autostradale, ma un ingresso da parte di Cassa depositi e prestiti nel capitale di Atlantia e una progressiva uscita da parte dei Benetton. Il giorno seguente è un tripudio di commenti entusiasti. Di Battista loda Conte per aver “preso a schiaffi i Benetton”, il premier esulta affermando che “Ha vinto lo Stato”, Zingaretti parla di “buona scelta”, mentre Di Maio si ritiene soddisfatto sia perché “I Benetton sono fuori” ma anche perché “l’accordo rafforza il governo”.
Come spesso accade, però, i retroscena raccontano altro. Secondo quanto svelato da Tommaso Ciriaco in un articolo de La Repubblica, infatti, nel bel mezzo del Consiglio dei Ministri si sarebbe consumato lo strappo tra Conte e Di Maio, per nulla soddisfatto dell’accordo raggiunto. A provocare l’incidente sarebbe stato Dario Franceschini che si sarebbe rivolto a Conte affermando: “Presidente ti va dato atto che tenendo una posizione ferma hai portato a casa una vittoria per tutti”. Parole che avrebbero mandato su tutte le furie il ministro degli Esteri, che avrebbe detto: “Scusa, ma per noi non è una vittoria. Otteniamo un risultato importante, ma sembrerà un arretramento. E questo perché solo due giorni fa il governo ha sostenuto pubblicamente la revoca. Io non ne parlavo da un po’, a dire il vero, ma voci autorevoli si sono espresse a favore. Abbiamo alzato l’asticella, poi la tiriamo giù”.
Di Maio non nomina direttamente Conte, ma è ovvio che lui il bersaglio da colpire. “Molti tra i nostri non capiranno. I Benetton restano soci, mentre ci eravamo impegnati con gli italiani per la revoca. Lo so che tra un anno usciranno, ma intanto noi dovremo sopportare le critiche. Quindi fateci un favore: da domattina cercheremo di spiegare noi al nostro mondo cosa è successo, lasciateci fare” avrebbe aggiunto Di Maio chiedendo sostanzialmente al premier di smetterla di occuparsi del M5s. “È un sacrificio che ricade sulle nostre spalle” sarebbero stati le dichiarazioni di un altro ministro pentastellato, Alfonso Bonafede, nel corso del Cdm. Ma la vicenda Autostrade è solo la punta dell’iceberg delle tensioni che si vivono all’interno dei 5 Stelle e tra le varie anime del governo.
Nelle prossime settimane saranno il nodo Mes e soprattutto l’esito delle elezioni Regionali a poter creare la tempesta perfetta per affossare definitivamente il governo. Lo sa bene il premier Conte, che infatti spinge per un’alleanza Pd-M5S in Puglia, alleanza ostacolata proprio da Luigi Di Maio, lo sa bene il segretario del Pd Nicola Zingaretti, le cui dichiarazioni non sono piaciute al capo delegazione del governo Dario Franceschini, e lo sa bene anche Matteo Renzi, che ha deciso di presentare candidati autonomi di Italia Viva in quasi tutte le Regionali di settembre.
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