Scissione M5s, Di Battista: “Si chiama ignobile tradimento, non senso di responsabilità”
“Non mi importa nulla”. Lo precisa subito Alessandro Di Battista commentando la clamorosa scissione guidata da Luigi Di Maio, che ieri ha precipitato il Movimento 5 stelle in una nuova crisi.
“Ho lasciato il Movimento esclusivamente per questioni politiche quando venne presa la decisione scellerata (e suicida) di entrare nel governo dell’assembramento. Ciò che avviene oggi è soprattutto frutto di quei giorni”, ha sottolineato l’ex deputato in un lungo post su Facebook, in cui non ha mai citato direttamente il ministro degli Esteri. “Si chiama ignobile tradimento. Non senso di responsabilità”.
“Un movimento nato per non governare con nessuno ha il diritto di evolversi e governare con qualcuno (mantenendo, ovviamente, la maggioranza nel consiglio dei ministri) per portare a casa risultati. Non ha alcun diritto di governare con tutti per portare a casa comode poltrone”, ha continuato Di Battista, membro assieme allo stesso Di Maio del “direttorio” che dal 2014 al 2017 ha guidato il M5s. “Forse adesso, e soltanto adesso, alcuni attivisti del Movimento stanno comprendendo le ragioni delle mie scelte passate (e anche di quel che dicevo in passato). Ma, per l’appunto, è il passato”, ha aggiunto, passando poi a un elenco di quello che attualmente lo rende “preoccupatissimo”.
Prime fra tutte cita le tensioni intorno all’exclave russa di Kaliningrad, poi gli effetti delle sanzioni in Europa (“(Quando si guadagnano 14.000 euro al mese non ci si rende conto della tragedia dell’inflazione al 7%”), la “finanziarizzazione del crimine organizzato in Italia” e la carcerazione di Assange di cui “pochi hanno il coraggio di parlare”.
Di Battista dice la sua anche sull’”europeismo” e l’”atlantismo” evocati nel dibattito degli scorsi giorni anche da Di Maio. “Non sono affatto la stessa cosa”, ha rimarcato, dicendosi “preoccupatissimo per l’inesorabile scivolamento dell’Europa verso la più totale inutilità e sudditanza”. “Gli interessi americani non coincidono con quelli europei”.
Un altro tema chiave è quello dell’invio delle armi in Ucraina, definito “una vile profanazione dell’articolo 11 della nostra Carta costituzionale” oltre che “un drammatico errore strategico”.
“Sono altresì preoccupato per i tentativi di delegittimazione che vengono messi in atto verso tutti coloro che non osano pensarla come vuole il “sistema”. Le randellate mediatiche che subisce chi osa pensare con la propria testa (esercitando il dubbio e coltivando la memoria) hanno un obiettivo: silenziare più voci possibili”, ha concluso, impegnandosi a continuare a dire ciò che pensa. Fedele alla sua promessa, poco dopo Di Battista si è rivolto direttamente ai suoi ex colleghi nel M5s.
“Ma come diavolo fate a stare ancora lì dentro? Uscite da quell’ignobile accozzaglia”, ha scritto in un altro post pubblicato dopo la conferenza stampa con cui Di Maio ha ufficializzato lo strappo. “Già non contavate nulla prima figuriamoci adesso. Ma è così difficile da capire?”