Saviano: “Voto convinto no al referendum. Il Pd? Ormai è vapore acqueo”
Non aveva usato mezzi termini all’indomani della Direzione con cui il Pd ha scelto la strada del “Sì” al referendum sul taglio del numero dei parlamentari: in una serie di tweet al vetriolo Roberto Saviano aveva commentato la decisione dei dem concludendo con un eloquente “Ma andate a cag**e, voi e le vostre bugie”. Intervistato da La Stampa, il celebre scrittore e autore di “Gomorra” spiega le ragioni per cui voterà convintamente “No” al referendum del 20-21 settembre: “Per potermelo spiegare – ha dichiarato Saviano – ho ripensato alla definizione di schizofrenia: una serie di pensieri lucidi che ruotano attorno a un pensiero delirante. Ecco, c’è il dibattito sul referendum che è anche godibile se sei un costituzionalista o un politologo; ma questo dibattito riguarda una questione tanto inutile per il futuro del nostro Paese da essere offensivo in sé il solo chiedersi per cosa votare. Quanto alla posizione del Pd, potrebbe votare no, forse, magari… non credono in niente. Una cosa vale l’altra”.
“Il mio voto – ha continuato lo scrittore – sarà contro questa classe dirigente. Il riferimento più prossimo di questa classe dirigente sono i nichilisti del ‘Grande Lebowsky’, quelli che per far paura urlavano: ‘Noi non crediamo in niente'”. Sul Governo giallorosso, secondo Saviano “era evidente che da questa alleanza solo il M5S avrebbe tratto vantaggio. Del resto se avesse continuato a governare con Salvini per altri due mesi sarebbe arrivato allo 0 per cento. E a Di Maio nemmeno più il padre lo avrebbe votato dopo la pubblica gogna alla quale fu esposto, proprio dal figlio. Ma non ho mai avuto alcuna aspettativa su questo governo”. Lucida e durissima, poi, l’analisi di Saviano rispetto al momento politico dei dem: “Il Pd è succube di una gravissima mancanza di identità politica. Non ha una posizione chiara sulle questioni più rilevanti. È vapore acqueo. Salvini lo si ferma superando le sue politiche e chiarendo ai cittadini l’orizzonte di sviluppo cui tende l’azione di governo. Avere un segretario come Zingaretti che dà la costante impressione di camminare rasente i muri per non essere notato, non mi pare una risposta confortante e di lungo periodo”.
Tornando sul suo tweet, Saviano ha spiegato perché ha mandato Zingaretti a quel paese: “Perché non se ne può più di chi non ha una posizione su nulla e giustifica la propria esistenza da 25 anni prima in opposizione a Berlusconi e poi a Salvini. Indignandosi quando sono all’opposizione e lasciando tutto immutato quando sono al governo. È politica questa? A me pare arte della sopravvivenza”.
La risposta di Andrea Orlando
A stretto giro è arrivata la risposta a Saviano da parte di Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia e oggi vicesegretario di Zingaretti nel Pd. “Sono un ammiratore di Saviano – ha scritto Orlando su Facebook – e l’ho sempre difeso quando per il suo impegno civile è stato aggredito. L’ ammiro per il suo coraggio, per ciò che ha scritto e per come lo ha scritto, senza stereotipi e luoghi comuni. Non posso dire altrettanto dello stile delle sue considerazioni politiche. Ieri ha mandato ‘a cag**e’ un partito politico e il suo segretario perché non lo aggradano. Oggi copre di insulti un ministro dello stesso partito perché si permette di difendere una comunità politica dai suoi insulti”.
“Non sono tanto gli insulti – ha continuato il vicesegretario del Pd – che ormai sono norma, a colpirmi. Quello però che mi sorprende di più è che Saviano non si limita a replicare agli argomenti altrui. Si incarica di valutare se in ragione di requisiti morali, culturali, curriculari l’interlocutore abbia titolo appunto ad interloquire. Sì, non abbiamo risolto tutto, c’è ancora molto da fare. Il Pd in parlamento ha poco più del 10 per cento dei seggi ma raccoglie il 90 per cento degli strali. Per fortuna ci sono tante persone che si sono accorte che un anno fa eravamo a Visegrad e ora siamo in Europa dove dobbiamo stare, aiutando l’Unione a cambiare. Basterebbe alzare un poco il capo per guardare che cosa è toccato a chi ha dovuto affrontare il virus sotto la conduzione della destra. Questo non cancella i limiti ma questo non può essere cancellato neppure dalla più indignata critica. Saviano può permettersi il lusso di non tener conto delle condizioni date. Forse l’Italia no”.
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