Care Sardine, occhio che il mare è insidioso
Di questi tempi mi capita di rado, fatto sta che sono d’accordo con Andrea Scanzi: le Sardine, e in particolare il giovane Mattia, farebbero meglio a non andare in televisione. Non perché debbano porsi nella scia del grillismo degli esordi, che rifiutava il dialogo e il confronto e si poneva come unica fonte della virtù e della verità, in contrasto con tutti gli altri, ritenuti indiscriminatamente responsabili della sciagura del Paese e della devastazione della società.
E nemmeno per sottrarsi al confronto con la stampa e con l’opinione pubblica che, quando si riempiono piazze di quelle dimensioni, è indispensabile per mantenere la necessaria credibilità e rivendicare un ruolo nello svolgimento dell’azione democratica.
Dovrebbero, però, quanto meno ridurre la propria presenza perché rischiano di venire a noia. Intendiamoci, il loro sforzo, la loro ingenuità, la loro dolcezza e la loro autentica passione civile costituiscono un toccasana per la nostra asfittica vita pubblica. Occhio, tuttavia, caro Mattia, a non trasformarti in un fenomeno da baraccone.
Perdonami per questo confidenziale tu, ma siamo coetanei e ho seguito con molta attenzione, e incredibile interesse, l’intervista che hai rilasciato alla nostra testata, come ho seguito molte delle tue iniziative e anche l’intervista che hai rilasciato ieri sera a Otto e mezzo.
Ebbene, ribadisco: occhio. Occhio, perché il Montale degli “Ossi di seppia” è bellissimo ma in politica non può bastare. “Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, nel caso specifico Salvini, la Meloni e questa destra al potere, al dunque, significa porsi in negativo e ragionare per contrapposizione quando, invece, l’Italia ha un disperato bisogno di proposte concrete e positività.
A un certo punto, bisogna avere anche il coraggio di collocarsi politicamente, di entrare nel merito delle singole questioni, di sporcarsi le mani e dire come la si pensa sugli aspetti dirimenti della nostra società e del nostro tempo, pena scadere in una vaghezza non dissimile dal qualunquismo.
Occhio, caro Mattia, perché le luci dei riflettori che all’improvviso hanno illuminato la tua persona, probabilmente sconvolgendo la tua vita, inducendoti a modificare nel profondo le tue abitudini, sconvolgendo la tua normalità e facendo, forse, venire meno una parte delle tue certezze, presto potrebbero spegnersi. Occhio, perché questo luna park in cui sei stato proiettato presto potrebbe lasciar posto al vuoto, alla tristezza, all’oblio, a meno che questo movimento di cui sei stato, meritoriamente, uno degli animatori non si doti di basi solide.
Ostinarti a dire che vuoi tornare alla tua vita precedente, che vuoi riappropriarti del tuo privato e che, di fatto, intendi sottrarti alla lotta perché hai bisogno di riappropriarti della tua intimità è umanamente comprensibile ma sbagliato.
Caro Mattia, quando si fa scoccare una scintilla così utile alla collettività, bisogna assumersi le proprie responsabilità e avere contezza che non si può tornare indietro. Il movimento delle Sardine ha avuto il merito straordinario di riempire un abisso che si avvertiva e si avverte tuttora nella nostra società, di restituire una speranza a un popolo diffuso che non ne aveva più, di offrire una rappresentanza spontanea, libera, pulita, oceanica proprio perché autoconvocata, nella stagione in cui i partiti, e forse persino i sindacati, non sono più in grado di far fronte alla loro missione storica.
Andare in televisione senza convinzione, avere un atteggiamento quasi remissivo, dare l’impressione di essere inadeguato, palesare una fragilità di pensiero e di argomentazione e arrenderti prim’ancora di aver combattuto non è accettabile.
Caro Mattia, permettimi un piccolo consiglio, da coetaneo e da persona che ti ammira: il mare della politica è tempestoso, una burrasca continua e non basta essere agili e guizzanti per sfidarlo. Occorre costanza, studio, impegno, determinazione ma anche la capacità di dire da che parte si sta, quali idee si intende rappresentare e quali, invece, si intende avversare, assumere posizioni chiare, precise, inoppugnabili, essere decisi e non rassegnarsi mai allo stato delle cose, senza pensare, neanche per un istante, di poter non prendere sul serio l’esigenza della comunità di essere guidata nel processo storico difficile e delicato che stiamo attraversando. Di tuttologi, saccenti e avventurieri ne abbiamo subiti e bocciati abbastanza.
Caro Mattia, vediamoci in piazza il 14 dicembre, con l’auspicio morettiano di non perderci di vista dal giorno dopo, quando il mare sarà ancora più aperto e anche le sardine, per avere un senso, dovranno crescere un po’, liberandosi della sindrome di Peter Pan che rischia di far evaporare un anticorpo democratico comparso per caso e, proprio per questo, ancora più prezioso.