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    Le sardine e i grillini di 10 anni fa sono lontani anni luce: i 5 motivi che lo dimostrano

    Di Lorenzo Tosa
    Pubblicato il 21 Nov. 2019 alle 19:36 Aggiornato il 22 Nov. 2019 alle 11:39

    I 5 motivi per cui le sardine non hanno niente a che fare con i grillini di 10 anni fa

    In questi giorni si moltiplicano i paragoni tra il neonato movimento delle sardine e quello da cui, ormai più di dieci anni fa, sarebbe nato il futuro Movimento 5 Stelle. In realtà, l’unica cosa che hanno in comune è il luogo e la piazza da cui tutto è cominciato: Bologna, piazza Maggiore. E prima o poi qualcuno dovrà scrivere un saggio sulle ragioni per cui i più grandi movimenti spontanei degli ultimi dieci anni in Italia sono nati qua, all’ombra dei portici.

    Ma le similitudini si fermano qui. Dai fondatori all’orientamento politico, dai mezzi ai fini, al momento storico in cui viviamo, siamo a galassie di distanza. O per usare la storica battuta di un celebre film: “Non è lo stesso campo da gioco, non è lo stesso campionato e non è nemmeno lo stesso sport”. Ecco, dunque, nel dettaglio, le 5 principali differenze tra le sardine di oggi e i grillini di ieri.

    La nascita

    La vulgata popolare vuole che entrambi i movimenti siano nati dal basso. In realtà, se questo è verissimo per le 6000 sardine, partorite dalla mente di 4 ragazzi “insonni” di 30 anni privi di simboli, bandiere, partiti o grandi vecchi alle spalle, lo stesso non si può dire delle origini del Movimento, un progetto concepito sin dal principio in quel laboratorio della manipolazione di massa che risponde al nome della Casaleggio Associati. È lui, Gianroberto, alias il “Guru”, a cercare (e a trovare) in Beppe Grillo il megafono di alcune teorie di digital marketing applicato alla politica su cui stava lavorando da anni con esiti modesti, per usare un eufemismo. Tutto il resto – le folle, la rabbia, il Vaffa – non è che la sua (in)naturale, e non del tutto attesa, conseguenza.

    Contro chi? Contro cosa?

    Se il grillismo scendeva in piazza urlando “Vaffa” a tutta la politica senza distinzioni, in un brodo primordiale in cui si mescolavano rabbia, demagogia, giustizialismo e populismo, le sardine hanno cominciato a nuotare in direzione ostinata e contraria quando si sono accorte che Salvini si stava preparando a marciare, dopo l’Umbria, anche sull’Emilia Romagna. Un movimento anti-Salvini, dunque? Sì, in parte. Più in generale, alternativo a Lega, Fratelli d’Italia, fascisti e sovranisti di ogni sorta e chiunque in questo ultimo anno e mezzo ha sistematicamente alimentato e contribuito a creare un clima d’odio e di sospetto nei confronti degli stranieri, degli ultimi, dell’altro, del diverso, dell’emarginato. Ma sarebbe ingeneroso derubricare le sardine a movimento anti-politico. Questa è politica, quella più vera e urgente, che gronda di passione civile, e che toccherà poi ai partiti ascoltare, interpretare e declinare successivamente in fatti, atti e leggi concrete.

    Destra o sinistra

    Oggi sembra fantascienza, ma per un decennio buono uno dei mantra intoccabili del Movimento 5 Stelle è stato: “Non siamo né di destra, né di sinistra, ma post-ideologici.” Poi abbiamo scoperto cosa significava davvero l’essere un movimento post-ideologico: gettarsi a destra (estrema) quando il Paese virava a destra, salvo poi sterzare di colpo a sinistra di fronte all’eventualità di lasciare le poltrone e tornare una volta per tutte a casa. La prima cosa che hanno fatto le sardine, invece, è stato dichiararsi antifascisti e di sinistra, pur senza essere legati ad alcun partito. Di una sinistra di piazza e di popolo che sembrava scomparsa dalla scena politica italiana e che oggi, in questi quattro ragazzi, ritrova uno spazio in cui esistere. LE PROPOSTE È forse l’unico vero punto a favore dei grillini rispetto alle sardine. Perché, pur in tutto il suo furore giustizialista e manettaro, il primo Vaffa-Day di Bologna ha portato in piazza alcune idee e proposte che sarebbero diventate in seguito i futuri principi identitari del Movimento 5 Stelle. Due su tutti: il limite dei due mandati e fuori i condannati dal Parlamento. Di proposte e idee concrete, ad oggi, non c’è ancora traccia nelle sardine. E, tutto sommato, è anche comprensibile, in un momento storico in cui il gesto più autenticamente politico è il mero atto di resistere. La pars costruens, quella arriverà col tempo. O forse non arriverà mai. Ma non sarebbe comunque corretto pretenderla da quattro ragazzi il cui obiettivo – e indiscutibile merito – è quello di aver scosso la coscienza di un intero popolo stordito, immobilizzato, intorpidito.

    Sardine vs grillini: i mezzi

    Dicono: entrambi i movimenti sono nati in rete. Il che è vero solo in parte. Per almeno due ragioni: 1) Il M5S è nato su un blog, in un’epoca e in un Paese in cui i social network praticamente non esistevano e su Facebook “abitavano” meno di 10mila persone che parlavano di sé in terza persona e credevano che parlare di politica li avrebbe fatti sembrare strani. Le sardine, al contrario, non sono prodotti della rete, ma a tutti gli effetti dei social e di una piattaforma piena di limiti e contraddizioni ma infinitamente più orizzontale, partecipativa di quanto sia mai stato il blog di Beppe Grillo. Sembra una differenza da poco, ma è una cambio di paradigma totale, che si riflette nella stessa comunicazione delle sardine e nella sostanziale libertà di organizzazione degli eventi sui territori. 2) A sancire la consacrazione ufficiale delle sardine non è stato un evento social o una pagina Facebook ma la piazza e, in particolare, un’immagine: quella foto diventata iconica di piazza Maggiore invasa da ragazze e ragazzi, donne e uomini di ogni età, per la prima volta da decenni uniti insieme, senza bandiere e senza leader, per ribadire che Bologna non si lega, che l’Italia resiste. Sembra poco, è tutto. O quasi. Il tempo dirà il resto.

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