Santori: “La mia ‘lapide’ sul Fatto Quotidiano mi ha fatto male come essere umano”
Questa mattina Il Fatto Quotidiano ha pubblicato una vignetta sul movimento delle sardine, che raffigura una lapide intitolata al leader Mattia Santori, il quale ha subito replicato alla provocazione dicendosi offeso. Nella vignetta, dal titolo “La fine delle sardine”, si vede un uomo che contempla la tomba dicendo: “Lo sapevo, non è stata una grande idea l’Erasmus tra Nord e Sud Italia, con sto coronavirus che gira”.
E così, in un comunicato, Santori spiega: “In questi mesi ho potuto toccare con mano quanto il mondo dell’informazione e della percezione siano meschinamente manovrati, specie da chi grida contro il “potere”. I miei profili social sono diventati un campo minato, i messaggi privati che io e gli altri riceviamo sono agghiaccianti e numerosi, continui. Ma non ho mai detto beo. La cosa non mi sfiora. Ho lasciato volutamente i commenti dei troll grillino/leghisti perché volevo che anche i miei amici capissero che dietro il voto all’anticasta, all’antieuropa e al “prima gli italiani” si nasconde un inferno di violenza subdola e meschina, aggravata dal fatto che è premeditata e organizzata”, si legge nella nota.
“Lo schema è talmente noto che ormai annoia, ma ogni tanto fa bene ripeterselo: più pensi più vieni sminuito, più ci provi più ti massacrano, meno sei corruttibile e più ti descrivono come tale. E tu continui a non rispondere perché se ti abbassi al loro livello è finita. Poi ci metti la faccia e inizia una vera e propria intimidazione, che non ha colore politico ma solo il grigiore della disumanità. Le tue parole vengono mistificate, il tuo pensiero viene disintegrato o semplificato, che poi è la stessa cosa. I tuoi difetti estetici e i tuoi errori ingigantiti perchè devi essere aberrante, perchè chi esprime contrarietà deve essere ripugnante”, continua ancora Santori.
“Chi mi conosce sa che non cerco la carriera politica, che in questi quattro mesi ho continuato a lavorare per quanto mi era possibile, che non rinuncerei ai miei bambini per tutti gli incarichi del mondo, che ho circa 4.500 richieste di amicizia ma che non mi’interessa diventare un influencer, che difendo le mie idee e quelle degli altri ma che credo fermamente nella gratuità come arma contro il capitalismo, l’antipolitica, la secolarizzazione e un sacco di altri mali. Chi mi conosce sa che vedo il bello anche dove non c’è, che ho una fiducia nell’umanità anche troppo spropositata, che tra un’emozione e un bene materiale sceglierò sempre l’emozione”, afferma il fondatore del movimento nato a Bologna per contrastare la campagna elettorale di Salvini in Emilia Romagna, e che dopo il voto regionale del 26 gennaio ha cercato di organizzare le sardine intorno a nuove priorità, dai giovani ai problemi del sud Italia. Con più difficoltà rispetto a quando la missione principale era quella di riunire persone in piazza contro Salvini.
“Chi conosce i miei genitori sa quanto siano sacri e intimamente correlati per la nostra famiglia i concetti di ascolto, rispetto e accoglienza. Le mie sorelle sono state le prime a subire il mio sorriso, e Giulio, quando aveva 4 anni e io 18, il primo a farmi notare quando non sorridevo “da un po”. In questo periodo non ho mai pubblicamente scritto o detto niente di personale, perché trovo più utile e interessante essere la voce di una moltitudine, venire dopo le idee degli altri. Essere il pensiero altrui è affascinante, oltre che un esercizio politico e antropologico potentissimo. Chi mi conosce sa quanto sia difficile per me scrivere un post in prima persona e raccontare la mia intimità. Ma la verità è che questa vignetta mi ha fatto male. Mi ha fatto male come Mattia. Mi ha fatto male come essere umano. Mi ha fatto male come giornalista. Mi ha fatto male come lettore di giornali. E capisco che a voi non abbia fatto lo stesso male, ma voi capite me quando, per una volta, vi chiedo di essere parte del mio dolore”, conclude Santori.
Intanto le sardine sono impegnate a difendere le principali cause umanitarie di pubblico interesse in questi giorni, dalla richiesta di scarcerazione dello studente dell’Università di Bologna incarcerato in Egitto, Patrick Zacky, alla drammatica situazione dei migranti al confine tra Turchia e Grecia e nel mar Mediterraneo.
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