La nomina di Giovanni Pavesi a nuovo direttore generale del Welfare lombardo non è “solo” un normale avvicendamento tra figure amministrative, ma una mossa dal profondo significato politico e strategico. Sarebbe stato opportuno leggerla da questa angolazione anche in circostanze normali – visto che la Sanità assorbe la larghissima parte del ricco bilancio di Regione Lombardia – e a maggior ragione lo è nella perdurante crisi pandemica che sta evidenziando le ennesime difficoltà del sistema, questa volta soprattutto nella distribuzione dei vaccini.
A un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19, la Lombardia è ancora in alto mare nella sua strategia di risposta, al punto che il Forum per il Diritto della Salute annuncia una manifestazione di protesta (sabato 20 febbraio alle 10.00, sotto Palazzo Lombardia) affermando che “un anno dopo il paziente zero di Codogno, il vero paziente zero è la Sanità lombarda”. Un attacco ancora più duro arriva da Consuelo Locati, avvocato dei familiari delle vittime di Bergamo: “E’ grave ed è indicativo quello che è successo rispetto all’indicazione delle attuali zone rosse a firma del presidente della Regione Lombardia, perché dimostra che ciò che non è stato fatto ad Alzano e Nembro poteva essere fatto un anno fa”, ha detto a Radio Cusano. “Abbiamo utilizzato queste delibere come prova della fondatezza di ciò che noi abbiamo rilevato in tutte le sedi giudiziarie. E’ la dimostrazione che la politica non ha a cuore i cittadini, ma semplicemente scaricare la responsabilità da un’istituzione all’altra”.
Secondo Fabio Pizzul, capogruppo del Pd nel consiglio regionale lombardo, “l’improvvisa sostituzione del Dottor Trivelli segna l’ennesimo cambio al vertice della sanità lombarda dall’inizio della pandemia. Ma le difficoltà e le inefficienze della Regione di fronte al virus non si risolvono con i cambi di nomi, tanto più nel caso di Trivelli, che con la sua competenza ha spesso fatto scudo alle mancanze di altri, ma con un cambio di strategia che deve avere come perno la modifica in tempi rapidi della legge regionale che governa la sanità, e ancora prima l’indispensabile potenziamento della sanità territoriale”.
Il cambio della guardia al vertice della direzione generale segue di poche settimane il rimpasto della Giunta Fontana, che ha visto l’uscita di scena di Giulio Gallera, sostituito da Letizia Moratti, la quale è stata nominata anche Vicepresidente della Regione. Si fanno sempre più insistenti le voci sul fatto che potrebbe essere proprio l’ex Sindaca di Milano la candidata a succedere a Fontana nelle prossime elezioni, in programma nel 2023.
Viene letta in questo senso anche la decisione di cambiare nuovamente il d.g. del Welfare, appena otto mesi la decisione di puntare su Trivelli al posto di Luigi Cajazzo. Se lo scorso giugno la scelta venne criticata per via del background di Trivelli, considerato vicino a Roberto Formigoni e a CL, oggi anche la consigliera regionale Pd Carmela Rozza ne sottolinea le competenze: “Finalmente avevamo una persona perbene e competente, un medico, alla direzione del Welfare. Invece adesso Moratti ha scelto una persona che nessuno in Lombardia conosce, che viene dal Veneto, che è laureata in Economia e Commercio e che verrà a dirigere la sanità lombarda. Ma allora non è vero che in Lombardia abbiamo eccellenze? In Lombardia non c’è un dirigente adeguato? Già questo è molto grave, inoltre Pavesi non conosce la legge e l’organizzazione lombarda, che sono diverse da quelle venete”.
Il confronto tra Lombardia e Veneto ha caratterizzato tutto questo anno di pandemia, vista l’evidente disparità di risultati tra due regioni dalle caratteristiche simili e oltretutto guidate dalla stessa parte politica. Tuttavia, un diverso approccio alla territorialità e al dialogo con il privato ha permesso a Luca Zaia di cavarsela molto meglio soprattutto nella prima ondata, anche grazie al prezioso supporto del Prof. Andrea Crisanti. Nella seconda, dopo la rottura con il medico romano, la situazione si è fatta più difficile anche per il Veneto.
Aver scelto proprio nella regione dei “cugini” il nuovo d.g. sembra però il chiaro segnale della voglia di imprimere una svolta. Una scelta che però sta suscitando reazioni politiche molto diffidenti: “Nel giro di un anno sono cambiati tre direttori generali e l’assessore al Welfare – afferma il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Massimo De Rosa – La testa di Trivelli è l’atto di accusa pubblico dell’assessore Moratti alla gestione Fontana, che lo aveva nominato direttore solamente a giugno 2020. Evidentemente la gestione della sanità, in particolar modo della pandemia, non è quell’emblema di perfezione che la propaganda del centrodestra racconta, nonostante le puntuali e ripetute smentite da parte della realtà”.
Il consigliere del Pd Pietro Bussolati inoltre ricorda “solo un paio di giorni fa la Moratti aveva chiesto a Trivelli di rispondere al posto suo a tutte le nostre domande ignorate in questi mesi. E oggi lo licenzia. Questo modo di governare la nostra regione che ricordiamolo è al mondo fra le più colpite dalla pandemia, deve finire. Non possiamo continuare ad essere noi cittadini a pagare il conto delle loro inadeguatezze”. Durissimo anche l’europarlamentare Dem Pierfrancesco Majorino: “Fontana e Moratti licenziano un altro direttore generale della Sanità lombarda. In realtà sono loro quelli che dovrebbero andare a casa”.
In quanto a Marco Trivelli, la sua nuova destinazione è la direzione dell’ASST Brianza, nata lo scorso 1 gennaio in seguito alla riorganizzazione della rete ospedaliera che ha separato l’ospedale di Desio dall’Asst Monza unendolo a Vimercate. “Si tratta di destinare un’importante risorsa in termini di competenza ed esperienza alla guida di un’area strategica, rappresentando un bacino di utenza di circa 700mila abitanti, una delle più grandi della Lombardia”, recita una nota ufficiale.
Il sindaco dei medici Anaao-Assomed tuttavia non nasconde la propria perplessità di fronte a “un fulmine a ciel sereno che ha lasciato tutti a bocca aperta”. “Dopo averne confermato la delegazione non più tardi di un mese fa – spiega il segretario generale Stefano Magnone – l’assessore e vicepresidente Moratti sostituisce il d.g. Trivelli. Continua il terremoto al vertice della sanità regionale lombarda: evidentemente, nonostante la tenacia degli operatori, dirigenti medici e sanitari compresi, qualcosa non ha funzionato nella ‘perfetta’ macchina sanitaria regionale, in attesa del tagliando della ‘riforma della riforma’.
Mentre attendiamo di conoscere il nuovo Direttore Generale, di provenienza veneta, cui auguriamo buon lavoro, ci poniamo la domanda se l’aver attinto fuori regione non sia una sconfessione del servizio sanitario regionale, dopo anni di autocelebrazione. Non è infatti difficile scorgere nella sanità veneta, per quanto dello stesso colore politico, un modello alquanto diverso riguardo alla centralità della programmazione e dei controlli e dello spazio che il territorio ha sempre avuto rispetto alla rete ospedaliera e al privato. Ai posteri l’ardua sentenza, ma ora serve stabilità per raggiungere tutti gli obiettivi imposti dalla pandemia e dalla revisione del sistema”.
Tuttavia, qualche legame con la realtà lombarda Pavesi ce l’ha, essendo bocconiano di formazione. Laureato in Economia ed esperto di management sanitario, è stato d.g. dell’Usl 8 Berica, dell’Ulss 6 Vicenza e commissario straordinario dell’azienda Ulss 5 Vicenza. Un comunicato di Regione Lombardia spiega inoltre che Pavesi “vanta una proficua attività di collaborazione con l’Università Bocconi di Milano-Cergas Sda, Centro di ricerca e gestione dell’assistenza sanitaria e sociale, in particolare in materia di management delle aziende sanitarie in tempo di crisi e modelli di governance per il procurement sanitario”.
“Giovanni Pavesi è anche un qualificato componente del Network Bocconi che riunisce una quarantina tra i migliori direttori generali delle aziende sanitarie in Italia. Il Network si confronta a frequenza periodica mettendo a fattore comune le migliori pratiche riguardanti le strategie, l’organizzazione, la gestione e la tecnologia delle aziende sanitarie”.
Auguriamoci davvero che la scelta preluda a un netto cambio di passo nella strategia di risposta alla crisi determinata dal Covid-19.