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    Salvini prova la spallata: ecco cosa si nasconde dietro l’operazione Casellati

    Illustrazione di Emanuele Fucecchi
    Di Luca Telese
    Pubblicato il 28 Gen. 2022 alle 12:45 Aggiornato il 28 Gen. 2022 alle 13:01

    Cosa ha spinto Matteo Salvini a provare la spallata, il “rien ne va plus” su Elisabetta Casellati? Non certo un istinto suicida, ma un calcolo ben studiato. L’idea che il centrodestra, se in questa chiama riuscisse a sommare almeno altri 50 voti alle sue forze (i 416 del centrodestra, più il gruppo misto) potrebbe eleggere un presidente della Repubblica a maggioranza, senza nessun accordo con i giallorossi.

    Un azzardo, si dirà, ma con un doppio obiettivo: non solo quello (evidente e visibile) di portare sul Quirinale una donna “di destra” come ripetono da giorni tanti parlamentari della coalizione in nome di uno spirito “puro e duro”. Ma anche quello meno evidente, eppure a ben vedere molto più importante sul piano strategico, di far precipitare la crisi del governo e di andare al voto anticipato.

    Il “doppio colpo” ha una vantaggio chiaro: liberarsi dei vincoli di maggioranza sopportati (con fatica) fino ad oggi, ovviamente. Ma anche assicurarsi di avere al Quirinale una presidente “amica” e riconoscente che possa conferire un mandato pieno ad un leader di centrodestra (possibilmente lui stesso) dopo le inevitabili elezioni politiche anticipate a cui si andrebbe per la rottura della maggioranza di governo.

    La domanda è semplice: esistono davvero i numeri per fare questa operazione, dentro l’assemblea dei grandi elettori? Malgrado quello che si scrive in certi retroscena è molto difficile trovarli nelle fila del Movimento Cinque Stelle (che si asterranno per controllare meglio i propri magmatici gruppi). Ancora più difficile trovarli presso il gruppo degli ex Cinque Stelle che fino ad oggi hanno votato Nino Di Matteo (che come è noto paventano le elezioni anticipate come la peste).

    Quindi, dati alla mano, la Casellati, che ieri tempestava di messaggi i leader del partiti di centrodestra implorando la propria candidatura (è convinta di farcela), dovrebbe prendere tutti i voti del centrodestra, tutti i voti del gruppo misto, e anche una parte dei gruppi di cui abbiamo parlato. Sarebbe la prima volta nella storia di un voto senza franchi tiratori. Per capire se questo miracolo si può realizzare, tuttavia, basta attendere la fine dello scrutinio: l’asticella è sempre fissata a quota 505.

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